CAPITOLO 3. LA NECESSITÀ DI COSTRUIRE UN PROGETTO INTEGRATO
Dai capitoli precedenti si può evincere come l’esigenza e la richiesta d’integrazione e di maggiore coesione per “I Gonzaga del Po” risulti chiarissima alla luce della domanda di politiche espressa dai vari interessi in gioco qui presenti.
Riconosciuta una sostanziale omogeneità e un senso comune che lega, non solo fisicamente ma anche e soprattutto idealmente, queste zone a cavallo del Po, tutti gli attori intervistati manifestano e fanno emerge il bisogno di ridare centralità a un territorio altrimenti marginale e periferico.
Da qui la necessità di riuscire a fare massa critica, combinando interessi economici e politici e mettendo in rete un mondo delle istituzioni che non si conosce ancora abbastanza reciprocamente.
Il tutto finalizzato a costruire una cultura del “fare insieme” che oggi ancora non c’è, ma che sarà necessario adottare e far sedimentare per affrontare le sfide future davanti a cui si troverà il territorio qui definito de “I Gonzaga del Po”.
Non è possibile dare una governance a un territorio in maniera astratta, semplicemente facendo sedere i diversi attori attorno a uno stesso tavolo: abbiamo già visto, in sede di analisi, come le più recenti forme d’intercomunalità che qui sono presenti facciano fatica a trovare un’effettiva riconoscibilità e, spesso, non siano in grado di elaborare una significativa progettualità di carattere sovra locale nei principali ambiti di azione.
Bisognerà allora ancorarsi a quelli che sono i problemi e le questioni nodali decisive per lo sviluppo del territorio, sui quali si depositano attenzioni e speranze dei vari stakholders.
Solo con una serie di progetti specifici, capaci di coinvolgere i diversi interessi in gioco, si può pensare di costruire un percorso che porti a creare un sistema di governance concreta che superi quei confini che oggi tengono frenato questo specifico territorio.
3.1 DUE PROGETTI PILOTA PER SUGGERIRE UN PERCORSO
Riprendendo le domande di policy espresse dagli attori interpellati, emergono soprattutto tre diversi tipi di questioni da affrontare: il bisogno di più infrastrutture, la necessità di politiche d’innovazione per le imprese e la ricerca di un nuovo modo per promuovere il territorio.
Certamente non si può in questa sede proporre soluzioni relative alla problematica delle infrastrutture, anche se alcune importanti riflessioni e proposte sono state evidenziate soprattutto grazie all’analisi delle documentazioni regionali e provinciali. Invece relativamente agli altri nodi emersi si possono proporre progetti concreti di cui l’analisi svolta ha permesso di scoprire almeno le potenzialità che essi potrebbero avere, in modo da tentare di dare alcune risposte a richieste tanto forti emerse durante l’approfondimento realizzato.
Due sono quindi i filoni per cui già ora è possibile, anche in questa sede, suggerire proposte concrete, proprio attingendo ad alcune esperienze di successo e studi significativi:
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un percorso di attivazione di un migliore rapporto tra imprese, ricerca e mondo universitario, prendendo spunto dal progetto PIL (Percorso di Inserimento Lavorativo) attivo da anni a Ferrara, a Verona e in altri importanti contesti italiani;
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una promozione del territorio e delle sue eccellenze del tutto nuova, che superi la frammentazione attuale e porti alla creazione di un “Marchio di territorio” che favorisca la realizzazione di azioni finalizzate allo sviluppo di sistema turistico comune, rifacendosi alle ipotesi già avanzate da Sinopsis Lab nel 2007 in collaborazione con l’Associazione Itinereari Gonzagheschi e al sistema “Terre di Siena” come esempio italiano che sta avendo esito positivo.
Il tutto al fine di arrivare anche ad ipotizzare, attraverso progettualità concrete, un sistema di governance integrato per il territorio de “I Gonzaga del Po” come già proprio Sinopsis Lab aveva ipotizzato nello studio e nelle pubblicazioni da cui si trae qui ispirazione per un ulteriore ambizioso passo avanti verso una vera integrazione sovrterritoriale al di là dei confini amministrativi.
3.1.1 Un progetto per rafforzare il rapporto impresa – ricerca1
Dall'analisi realizzata emerge chiaramente come ci sia ancora incomunicabilità tra il mondo dell'impresa e quello della conoscenza e della ricerca.
A parte alcune grandi imprese che, come confermato da Luca Rossi, vicedirettore generale di Confindustria Emilia Romagna, vanno a trovarsi da sole il rapporto con l’università e il mondo della conoscenza, soprattutto in ambito di piccola e media impresa, le distanze rimangono eccessive e apparentemente incolmabili almeno nel breve periodo.
Risulta evidente come non si riesca ad affrontare il tema innovazione a livello di sistema economico territoriale, poiché qui mancano le infrastrutture che rendono possibile la ricerca scientifica, che avviene eventualmente all’interno delle imprese e non coinvolge altri soggetti.
Per questo le alternative praticabili, sulla base di studi e ricerche finalizzate ad indagare questa importante tematica e recentemente realizzate, paiono ad oggi essere:
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quella di proporre modalità di ingresso innovative rispetto a quanto succede attualmente, anche a livello contrattuale, degli studenti in uscita dall'Università alle imprese stesse;
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oppure, anche se non necessariamente in alternativa, puntare sull’alta formazione da realizzare attraverso Master e Corsi per laureati e/o per diplomati da costruirsi sulla base delle concrete necessità delle imprese stesse.
Il tutto al fine di contribuire all’avvicinamento del mondo della conoscenza, inteso come le persone che hanno nuove e aggiornate conoscenze, all'impresa come luogo dove poterle impiegare direttamente, a costi accettabili e con vantaggi reciproci.
Proprio in merito alle più innovative politiche del lavoro e dell’alta formazione che agiscono in Italia in questo momento, s’è verificata l’importanza di un’esperienza di punta riconosciuta, dopo anni, come esperienza pilota a livello italiano. Essa rappresenta certamente un esempio virtuoso da seguire, senza grandi costi ma con risultati sorprendenti, dati da anni di sperimentazione e sviluppo.
Questo progetto è denominato PIL ovvero Percorso di Inserimento Lavorativo.
Il PIL2 è un progetto sperimentale finanziato dalla Regione Emilia-Romagna, dalla Provincia di Ferrara sul Fondo Sociale Europeo che prevede l’inserimento, in aziende ed enti, di laureandi delle facoltà dell’Università di Ferrara all’ultimo anno di corso.
Istituito nel 2000, il progetto PIL è giunto all’ottava edizione ed ha finora permesso l’inserimento di 310 laureandi in 123 aziende.
Le specializzazioni coinvolte, a seguito dei profili proposti dalle aziende, sono state le seguenti:
• Economia (organizzazioni pubbliche, imprese e intermediari finanziari);
• Ingegneria (meccanica, dei materiali, civile, elettronica, informazione);
• Giurisprudenza;
• Architettura;
• Scienze (informatica, biologia, fisica);
• Farmacia (biotecnologie);
• Medicina (scienze motorie);
• Lettere (scienze della comunicazione, tecnologie della comunicazione, lettere e filosofia, scienze della formazione, operatori del turismo culturale).
Come funziona il progetto PIL?
• un ciclo formativo specifico (120 ore di formazione d’aula, stage gratuito di 3 mesi in azienda);
• un contratto di lavoro di 12 mesi (successivo allo stage).
Il progetto si propone di realizzare un percorso formativo basato sull’integrazione della fase conclusiva del ciclo didattico universitario con una prima, completa esperienza di lavoro.
Il progetto è promosso e coordinato dall’Università di Ferrara, tramite il proprio Job Centre, in convenzione con:
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CPF (Consorzio Provinciale Formazione) di Ferrara, quale soggetto gestore del progetto;
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CDS (Centro Documentazione e Studi) per la ricerca e individuazione delle aziende interessate e dei profili professionali e lavorativi.
Per le Aziende i vantaggi sono:
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la collaborazione di giovani laureandi a cui affidare compiti e ruoli professionali per lo sviluppo di specifiche progettualità all’interno dell’impresa;
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l’inserimento di un laureando per un periodo di 15 mesi (stage di 3 mesi e contratto di lavoro di 12 mesi) che consente di ri-orientare risorse interne a maggiore professionalità ed esperienza su progetti nuovi ed attività aggiuntive;
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l’assistenza, al laureando, da parte di un tutor universitario durante la fase di permanenza in azienda;
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un processo di orientamento e auto selezione dei candidati altamente qualificato (team di docenti ed esperti universitari e della formazione professionale, referenti aziendali) ed uno specifico percorso formativo mirato all’inserimento lavorativo;
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l’interesse e la motivazione dei giovani all’esperienza lavorativa accompagnata dall’Università (con la possibilità di favorire un apporto motivazionale al gruppo di lavoro di inserimento in azienda);
Per gli studenti i vantaggi sono:
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l’accelerazione del processo di formazione tecnico-professionale, facilitato dal “tutoraggio” congiunto Azienda/Università;
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lo sviluppo di abilità trasversali (motivazione, lavoro in team, capacità di auto organizzazione);
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l’esperienza lavorativa in un contesto organizzato, spendibile sul mercato del lavoro;
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l’acquisizione di crediti formativi per l’abbreviazione del percorso universitario e di crediti di lavoro riconoscibili nel proprio curriculum.
Riprendendo direttamente dal rapporto “Mantova Innovazione 2009” di Sinposis Lab:
“L’Università di Ferrara, attraverso l’esperienza PIL, si è posta coraggiosamente al centro di una “zona franca”, favorendo un confronto serrato e serio tra istruzione e lavoro nel reciproco rispetto degli interessi dei soggetti coinvolti e con l’intento di “amalgamare i diversi saperi”, con i linguaggi che sono consoni ai due mondi, al fine di realizzare un percorso integrato in cui sapere teorico e sapere pratico assumono un’unica valenza e in cui il “soggetto apprendente” diventa subito “protagonista attivo” (non più osservatore o ricettore passivo d’informazioni e nozioni) di questa sintesi, accelerando la sua entrata nel ruolo di lavoratore.
Le funzioni prevalenti dell’Università sono, per sua natura, la didattica e la ricerca, ma negli ultimi anni con la crescente autonomia concessa agli atenei è stato chiesto di fare qualcosa di più e in particolare di sviluppare attività con le imprese per un rafforzamento reciproco.
Questa via è stata percorsa in vari modi, sia realizzando spin off, sia contratti di ricerca con le imprese.
Ma un modo potente di avere rapporti con le imprese è anche quello di supportare gli studenti e i laureandi-laureati nella fase di transizione dallo studio al lavoro, perché ciò consente di poter contare su studenti che diventano antenne sensibili di cosa avviene nelle imprese e possono riportare verso la didattica i relativi segnali.
Essi rappresentano quel ponte tra università e impresa che consente non solo di fare una tesi in azienda, ma di mettere in comunicazione costante personale esperto aziendale e docenti dell’università e, per questa via, rafforzare anche le politiche di trasferimento tecnologico e di qualificazione della didattica”
Il progetto PIL, dopo una sperimentazione che dura ormai da diversi anni, in cui è stato possibile verificare e affinare le linee progettuali iniziali, sembra avere le capacità di favorire questi processi e anche le caratteristiche di trasferibilità richieste da possibili ipotesi di diffusione della “buona pratica” al di là dell’organizzazione in cui è stato ideato e sperimentato.
Questo modello può benissimo essere riproposto anche alle imprese che operano sul territorio de “I Gonzaga del Po”, alle Associazioni di categoria e alle Camere di Commercio in primis, oltre che i vari consorzi che sono presenti.
Questa esperienza, ma anche altre di carattere post universitario e post diploma, può essere utile nel creare occasioni di incontro tra due mondi che hanno necessariamente bisogno uno dell’altro per rimanere competitivi.
Si tratterà poi di capire e di cercare concretamente quali potrebbero essere i soggetti disposti a intraprendere un percorso del genere sulla base dei ruoli e dei doveri che ognuno potenzialmente interpellabile riveste all’interno della società del territorio (Università, Comuni capoluogo, Province, Camere di Commercio, Associazioni Industriali).
Nel territorio definito “I Gonzaga del Po” ad esempio, oltre che le imprese, un ruolo fondamentale lo potrebbero avere tutte le Università che esercitano un’influenza sul territorio, quindi quella di Mantova, di Reggio e Modena e quella di Parma.
Senza dimenticare gli istituti tecnici e i centri di formazione professionale se s’intende pensare a percorsi non solo post laurea ma anche di orientamento al lavoro post diploma.
Infine, è necessario il ruolo delle istituzioni, interessando in particolar modo quelle forme d’intercomunalità che oggi sono presenti, le quali dovranno in un certo senso farsi carico del bisogno di un percorso di Alta formazione e renderlo possibile in termini politici.
Sarà fondamentale sottolineare la scala interprovinciale che questo ipotetico progetto dovrà avere, lavorando su quei settori industriali e agroalimentari nei quali è stata riscontrata quell’omogeneità di tessuto produttivo che connota il territorio, rafforzando l’idea e l’immagine di un’area che ha la necessità di dotarsi delle stesse politiche e delle stesse azioni.
S’immagina, quindi, un progetto che, almeno in fase iniziale, lavori soprattutto su due specifici settori dell’economia che in queste zone sono particolarmente radicati anche se attualmente comunque in difficoltà : la meccanica, aumentando le occasioni di incontro fra le imprese del settore, gli istituti tecnici e le facoltà di ingegneria, e l’ agroalimentare industriale, creando una sinergia con le facoltà di Agraria e, in particolare, con le facoltà di Scienze e Tecnologie Alimentari e di Scienze Gastronomiche dell’università di Parma ad esempio.
Se l’esito sarà buono, si potrà poi estendere il campo del progetto anche ad altri settori economici e altre categorie di ricerca.
Tutto ciò ha un valore che va oltre il progetto in sè, ovvero l’immaginare un primo modo con cui riuscire a mettere insieme attori diversi attorno a un medesimo interesse al di là delle divisioni geografico/amministrative e dei colori politici, sedimentando quella cultura del “fare insieme”, costruendo quel capitale sociale e culturale potenzialmente utilissimo in una futura struttura di governance di livello interprovinciale.
3.1.2 Un progetto di promozione territoriale integrata
Tutti i soggetti interpellati hanno espresso la necessità di dare ad un territorio di confine e omogeneo come “I Gonzaga del Po” un progetto di promozione turistica .
Com’è stato dimostrato nel capitolo precedente, il quadro attuale delle politiche turistiche e di promozione territoriale è assai frammentato, non riuscendo a cogliere una potenzialità enorme data dall’esistenza di diverse eccellenze riconosciute e certificate.
Iniziare a superare l’odierna parcellizzazione a partire dalla realizzazione e promozione di un “Marchio territoriale comune” potrebbe essere una fra le strade da intraprendere, seguendo le linee già delineate dallo studio che Sinopsis Lab ha realizzato per conto dell’Associazione Intercomunale Itinerari Gonzagheschi.
In questo lavoro3 si prevedeva, ad esempio, la realizzazione di una Mappa commerciale e turistica dell’itinerario “I Gonzaga del Po”, come strumento di promozione turistica ed economica, con cui rappresentare l’omogeneità del territorio, realizzata dopo una ricognizione di tutti i fattori di attrazione presenti.
In particolare si ipotizzava la realizzazione di:
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“Carta delle aristocrazie naturalistiche”, con cui descrivere tutto l’ambiente naturale;
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“Carta della memoria storica”, con cui descrivere i luoghi della memoria storica, dove l’impronta gonzaghesca è sicuramente la più forte, e con cui rendere comprensibile l’evoluzione della storia socio – economica e produttiva dell’area.
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“Carta delle opportunità”, in cui far emergere i vari itinerari possibili (di matrice artistico – culturale, sacra o legati alle produttive, puntando alla loro integrazione per non avere offerte monotematiche), gli eventi, la ricettività e la ristorazione di qualità, in modo da far emergere tutti i modi con cui fruire del territorio.
Inoltre veniva previsto un “Paniere dei prodotti tipici”, con cui vendere i prodotti tipici del territorio, una volta definite le produzioni enogastronomiche e artigianali e certificata la loro qualità, il luogo d’origine e il processo produttivo.
In tal modo si ipotizzava che attraverso alcuni prodotti leader affermati e diffusi sul mercato italiano ed estero, come il Parmigiano Reggiano, il Grana Padano o il Melone mantovano, tanto per fare un esempio, si potesse contribuire al traino anche di quelli meno conosciuti e di conseguenza di tutte le eccellenze qui presenti, non solo agro alimentari.
Si auspicava, inoltre, la realizzazione di una “Card per la fruizione privilegiata” come strumento di promozione e integrazione del patrimonio culturale e produttivo dell’area, oltre che di marketing turistico.
Con la Card ci si auspicava di ipotizzare uno strumento utile a mettere a sistema tutte le risorse esistenti, con l’obiettivo di facilitare l’accesso per turisti e fruitori del territorio al fine di riuscire a “vendere” meglio il territorio de “I Gonzaga del Po” in tutte le proprio sfaccettature.
Questo con l’intento di favorire un sistema turistico e di promozione in grado di garantire integrazione dell’offerta, coerenza e calendarizzazione comune degli eventi, un’unica strategia di comunicazione o quantomeno una strategia comune e condivisa, la garanzia di uno standard di qualità medio – alto dell’offerta garantita da un marchio riconosciuto a livello nazionale e selettivo, la facilità nella prenotazione di alberghi, musei con condizioni favorevoli per il turista e la conseguente maggiori visibilità del sistema territoriale nella sua interezza.
L’altro riferimento che qui s’intende citare è quello del sistema turistico “Terre di Siena”4, una realtà già realizzata e riconosciuta e di sicuro successo, capace di offrire un sistema di promozione territoriale dettagliato e multi sfaccettato.
Il sistema nasce dalla coordinazione di due Agenzie per il Tursimo (APT), istituite dalla Regione Toscana con la L.R.42/2000, gestite dalla Provincia e a servizio dei Comuni e degli operatori: l’APT Siena e APT Chianciano Terme – Val di Chiana.
Le APT promuovono l’offerta turistica del territorio, in modo particolare l'accoglienza sostenibile, la filiera corta e la comunicazione integrata, per dare un’immagine nazionale e internazionale delle Terre di Siena come sistema complesso di valori e attività.
Un ulteriore punto di forza è costituito dalla integrazione tra promozione e commercializzazione dell’offerta delle Terre di Siena.
Scopo è quindi quello di mettere in rete le eccellenze storiche, culturali, artistiche e ambientali di un territorio ricco come questo, che può vantare ben quattro luoghi patrimonio dell’umanità (Siena, San Giminiano, e la Val d’Orcia, manca il quarto), e aristocrazie agroalimentari e artigianali, come l’olio, il vino e la terracotta.
Il tutto in un contesto che punta sull’accoglienza, rendendo l’ospite una cittadino onorario del territorio.
Il potenziale turista può approcciarsi alle “Terre di Siena” in tre modi:
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Da otto sub ambiti che s’identificano con i territori storici della provincia senese (Chianti, Val d’Elsa, Siena città, Val di Merse, Crete Senesi, Val d’Orcia, Amiata, Val di Chiana) in cui si possono ritrovare varie tipologie di percorsi e pacchetti di uno o più giorni a seconda di quello che offre il contesto e dell’interesse del turista;
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Da sei tematiche (“Un viaggio nell’arte” legata ai musei, “Il Gusto del Buono” che crea percorsi legati all’enogastronomia, “Paesaggio elogio del bello” relativo all’aspetto ambientale, “I luoghi dell’Unesco”, “Terme e benessere”, “le strade più belle” ovvero percorsi che portano a visitare le vie più suggestive del senese) che attraversano i territori trasversalmente, proponendo percorsi ed eventi legati ad un interesse specifico.
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Dal mezzo di trasporto scelto, individuando sentieri diversi a seconda che ci si sposti a piedi, in bici, a cavallo o in treno.
A ciò si aggiungono poi specifiche offerte per giovani o per famiglie che viaggiano con bambini, offrendo un sistema capace di andare incontro a tutte le esigenze e le necessità del turista, che può costruirsi un soggiorno su misura.
“Terre di Siena” ha puntato molte risorse sull’aspetto dell’accoglienza, con un sistema pensato per “Ospiti di valore”, i cui intenti sono descritti in una brochure di presentazione: “Come primo passo è stata creata una rete di operatori turistici che condividono il rispetto per i valori di questo territorio e che offrono ai turisti-cittadini un'attenzione particolare per la tutela dell'ambiente e per le identità culturali che connotano le Terre di Siena nel paesaggio, nell'arte, nello stare a tavola, nel vivere in armonia. Per arricchire ulteriormente l'offerta turistica nelle Terre di Siena è stato compiuto un secondo passo: la creazione di un Circuito Turistico Integrato che coordina i servizi di accoglienza turistica con i prodotti tipici dell'agricoltura e dell'artigianato locale e i relativi luoghi di vendita”.
C’è quindi un’idea di sviluppo turistico sostenibile, invitando tutti gli operatori a rispettare una sorta di codice etico per entrare a far parte della rete “Terre di Siena”, ponendo quattro valori imprescindibili: sostenibilità, qualità, trasparenza e partenariato.
Inoltre si pongono diversi requisiti di gestione ambientale e sociale, con l’obiettivo di conservare e proteggere i preziosi equilibri di questo territorio.
Infine vi è l’aspetto più interessante, elemento di similitudine con lo studio fatto da Sinopsis Lab citato poco prima: la creazione di una card denominata “Terre di Siena – Ospiti di valore”.
Con questa card il turista diventa ufficialmente cittadino onorario delle “Terre di Siena”, testimoniando l’appartenenza a questa comunità con la sottoscrizione del “Patto tra residenti ed ospiti per la sostenibilità”, diventando interlocutore privilegiato di tutto il sistema.
Il possessore della card avrà informazioni sull’autenticità e la qualità dei prodotti e delle strutture ricettive, potrà beneficiare di offerte esclusive, sarà aggiornato costantemente su eventi e proposte e potrà esprimere il proprio parere sulle varie iniziative e sui progetti.
Un sistema che accoglie l’ospite e lo rende protagonista, offrendo una visone di promozione integrata capace di legare tutti gli aspetti e tutte le eccellenze del territorio.
Un turismo lento, volto a far gustare e assaporare le produzioni di qualità e il patrimonio culturale, invogliando il turista a non avere solo un rapporto superficiale con la terra senese, ma spingendolo a coglierne l’essenza.
Sulla base dei due esempi proposti, si potrebbe ipotizzare un sistema turistico integrato anche per “I Gonzaga del Po”, considerando tuttavia quanto sia molto più difficile organizzare un progetto di promozione territoriale integrato in un territorio frammentato piuttosto che un ambito compatto come quello della provincia di Siena.
Si potrebbe ad esempio proporre una sistema gestito dai quattro IAT (Informazione e Accoglienza Turistica) presenti a Casalmaggiore, Guastalla, Sabbioneta e San Benedetto Po, a cui corrispondono le quattro sub realtà territoriali del casalasco, della Bassa Reggiana, del viadanese, e dell’Oltrepò Mantovano, dalle tre provincie e dai comuni interessati.
Più facile da replicare la strutturazione dell’offerta e dei percorsi turistici in tre modalità.
La prima, legata più alla divisione territoriale, potrebbe concepire pacchetti più aderenti ad alcuni sub ambiti riconducibili all’attuale divisione amministrativa, quindi un ipotetico percorso nella zona dell’Oglio – Po, uno in terra reggiana e un ultimo nell’Oltrepò Mantovano, in modo da non stravolgere un assetto già consolidato.
Saranno poi le altre due modalità di approccio al territorio a rendere maggiormente l’integrazione e a creare tanti fili rossi trasversali capaci di legare gli ambiti prima elencati.
Diversi sono i percorsi tematici individuabili: sicuramente uno collegato alla presenza dei Gonzaga, sfruttando al massimo il riconoscimento UNESCO a Sabbioneta, e uno concernete tutto il sistema fluviale e ambientale, valorizzando il Po e l’agriturismo che può avere ulteriori margini di crescita.
A questi potrebbero essere aggiunti un itinerario Matildico, connettendo i tanti luoghi tra le province di Mantova e Reggio Emilia che sono stati fondamentali nel periodo storico di Matilde di Canossa, un itinerario connesso alle grandi produzioni agroalimentari e alla gastronomia, oltre che percorsi legati al ‘900, andando nei luoghi di grandi artisti come Ligabue o Zavattini, o a tutto l’interessante e sconosciuto sistema delle bonifiche.
Infine, sull’esempio senese, sarebbe interessante pensare a percorsi legati alla modalità di spostamento, individuando anche in questo caso sentieri per biciclette e cavalli, senza dimenticare la possibilità del camper e quella fluviale.
Molto utile a questo fine sarebbe la realizzazione pratica dell’idea delle carte tematiche proposte da Sinopsis Lab, anche come modalità con cui censire tutte le eccellenze presenti sul territorio e averne un quadro sinottico.
Così come di sicuro interesse è il tema di una card legata alla promozione dei prodotti e a un sistema ricettivo e di ristorazione di medio – alto livello, con un marchio che dovrebbe garantire la qualità e il rispetto di alcuni standard performativi.
Certamente vi sono da fare ingenti investimenti sul fronte del sistema ricettivo, in quanto, come già detto, mancano le strutture per ospitare un turismo anche stanziale sul territorio, che non sia solo “mordi e fuggi” ma che permetta di entrare davvero in contatto profondo con “I Gonzaga del Po”.
Due aspetti sono però importanti perché un progetto di tal genere abbia successo, al di là dei limiti che il territorio può evidenziare.
Il primo riguarda la necessità di saper vendere all’esterno i pacchetti pensati, cercando di puntare molto sull’aspetto comunicativo e dando la possibilità al potenziale turista di crearsi un percorso su misura, così come insegna l’esperienza di“Terre di Siena”.
Vi è poi la necessità si saper legare il nuovo sistema turistico “I Gonzaga del Po” a realtà più grandi e consolidate, come Mantova, Parma, Verona, Venezia in modo da essere inserito in una rete turistica ampia, sfruttando la massa critica generata da poli d’attrazione consolidati.
Il secondo aspetto è quello relativo alla governance di questo sistema.
La difficoltà più grande sta proprio nell’andare a scardinare una realtà che non permette azioni congiunte tra province e regioni diverse, nonostante questo sia il vero nodo gordiano di tutto il lavoro.
Diventa quindi fondamentale anche il ruolo dei soggetti economici, ovvero quegli attori che oggi pagano di più questa situazione e che chiedono maggiormente l’integrazione.
Proprio per la trasversalità rispetto ai confini di tutte le produzioni agroalimentari è necessario che ci sia la giusta spinta a creare un un marchio, sotto cui far incontrare le varie eccellenze riscontrate, anche perché, una volta avviato il processo, si auspica che il coinvolgimento del privato nella struttura di gestione garantisca il non abbandono della strada intrapresa.
Per questo, oltre che il soggetto pubblico, ci saranno da coinvolgere i consorzi degli IGP-DOP che qui vengono prodotti oltre che le varie associazioni di impresa pertinenti al progetto.
In tal modo si auspica di garantire una governance plurale e capace al contempo di guidare e implementare col tempo un sistema di promozione territoriale, maturando nel frattempo quella cultura del “fare insieme” che tanto è invocata in questo capitolo e sedimentando un’immagine, sia all’interno sia all’esterno, de “I Gonzaga del Po” come territorio omogeneo e connotato in maniera univoca.
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