Сборник статей Патриотическое воспитание: от слов


ALL’ITALIA DI LEOPARDI COME CHIAVE DI LETTURA DEL



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Patrioticheskoe vospitanie Ot slov k delu 2

ALL’ITALIA DI LEOPARDI COME CHIAVE DI LETTURA DEL 
PATRIOTTISMO ITALIANO 
Abstract. 
condividendo il punto di vista di Benedetto Croce, storico italiano di fine 
Ottocento, il quale affermava che sul piano politico, di storia propriamente italiana si poteva 
parlare soltanto a partire dal 1860, da quando il popolo italiano si era costituito politicamente in 
un effettivo organismo statale, il nostro articolo si vuole concentrare sull’ispirazione che le 
parole dell’intellettuale e poeta italiano Giacomo Leopardi trasmettono ancora oggi, quando si 
riflette in Italia sul concetto di Patriottismo. Nel primo paragrafo ragioniamo su come -nel corso 
della storia- gli italiani si siano rapportati e si rapportino con il concetto di patriottismo, nel 
secondo analizziamo la canzone di Leopardi, con la speranza che l’emozione che da essa si 
sprigiona arrivi fino a voi 
Key words:
Giacomo Leopardi, Dante, Italia, sentimento patriottico, unità, ideali, 
passato e presente, arte e cultura. 
1.
 
La questione italiana e il patriottismo 
Se prendiamo in considerazione una cartina politica della nazione italiana e 
la confrontiamo con la cartina politica della penisola italiana sul nascere del 
sedicesimo secolo, possiamo osservare un ampio spettro di colori utilizzati per 
distinguere oggi una regione dall’altra e ieri quello che era uno Stato, un ducato, 
una repubblica a sé stante. 
Nonostante questa frammentazione che caratterizza la situazione politica 
dello Stivale dall’Alto Medioevo, in molti hanno sognato un’Italia unita sotto 
un’unica bandiera ed un’unica guida: non solo uomini di lettere (Dante), ma anche 
uomini d’armi (Cesare Borgia prima, Napoleone poi), che con le loro parole ed 
azioni hanno tentato di influenzare e guidare l’opinione pubblica verso l’idea di 
una collettività, di una società che superasse i confini interni creati dall’uomo. 
Eppure, riecheggiano ancora oggi -nel 2011 abbiamo festeggiato il 150° 
anniversario dell’Unità d’Italia - le parole attribuite al patriota Massimo d’Azeglio 
che si dice abbia esclamato “fatta l’Italia bisogna fare gli italiani”. 
Sociolinguisticamente si può affermare che questa è una frase che si sente spesso 
ancora oggi, soprattutto quando l’opinione pubblica vuole sottolineare quanto 
egoistica sia stata l’azione del singolo davanti alla comunità. Lo stesso Leopardi 
notava come in Inghilterra e in Francia fra tutti i cittadini si percepisse la 
sensazione di fare parte di un 
aggregato
-la nazione- che come struttura ricorda 
proprio quello di una famiglia
una società più stretta
e aggiungeva che tale 
percezione in Italia non esisteva: “gli italiani non sono 
cittadini
, ma 
individui

ognuno dei quali conta per sé”. 
Ritornando alla storia d’Italia, la solidità della dominazione austrica nel nord 
della penisola nel diciannovesimo secolo comincia ad essere minata dall’insorgere 
di un nuovo tipo di pensiero nelle menti dell’intelligencija: bisogna liberare il 
suolo italiano dall’invasore, bisogna riconoscersi in un vessillo -il tricolore-, in un 
nome che definisca la nazione e un aggettivo denominale che definisca il suo 
popolo: il Piemonte può guidare e Roma può inspirare, con le glorie passate di cui 
è stata capace. Dire che con tre guerre d’indipendenza, la spedizione dei Mille e la 


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breccia di Porta Pia sia nata la Nazione è estremamente riduttivo: i dissidi su 
come 
realizzare tutto ciò ci sono stati e, per molti, continuano ad esserci: “lotte e passioni 
risorgimentali” hanno accompagnato le diatribe tra le varie fazioni di chi si è 
impegnato a creare l’Italia secondo il proprio desiderio: membri di società segrete -
autori dei primi moti insurrezionali tra il 1820 e il 1848-, neoguelfi, federalisti, 
monarchici, mazziniani e repubblicani, tutti avevano in mente lo stesso obiettivo
ma differenti modi attraverso cui realizzarlo. Ciò che allora e ancora oggi ostacola 
la percezione interna di uno Stato unito sono le differenze culturali e sociali che gli 
stessi abitanti da nord a sud -isole comprese- percepiscono e che giungono ad 
essere motivo di manifesto campanilismo.

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