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Augusta Acconcia Longo
Rome, Italy;
augusta.longo@uniromal.it
Il ruolo dell’agiografia nella storia dei rapporti provincia-capitale
Come avviene per ogni altra espressione della cultura italogreca, anche
la letteratura agiografica
si distingue per certi caratteri, che non escludono i legami con i modelli orientali, ma al tempo
stesso rivelano un’indubbia originalità e, soprattutto, l’aderenza alla realtà del tempo e del luogo cui
i vari testi appartengono. Il numero limitato di testi agiografici pervenuti permette di seguire con
una certa facilità e chiarezza l’evoluzione del genere e l’importanza che tali testi rivestono nell’ottica
dei rapporti centro-periferia dell’impero e di individuare fasi diverse nella natura delle relazioni tra
il centro del potere e l’importante provincia occidentale. Dalla Vita di Zosimo vescovo di Siracusa
(VII sec.) che quasi certamente aderì al monoenergismo e non partecipò al Concilio Lateranense
(649), sebbene la diocesi siciliana fosse ancora sotto la giurisdizione
ecclesiastica romana, emerge
l’obbedienza al potere imperiale, e l’aderenza all’«ortodossia» (che in questo caso è un’eresia)
costantinopolitana. Con ogni probabilità non fu estraneo all’elaborazione di questa biografia,
modificata poi nella trasmissione del testo, il soggiorno di Costante II a Siracusa, che esaltò e rese
predominante l’elemento
greco locale, già rafforzato dalle migrazioni che portarono in Sicilia e in
Italia profughi dalle regioni orientali conquistate prima dai Persiani e poi dagli Arabi.
Specchio della dialettica centro-periferia e delle relazioni sofferte tra l’importante provincia
occidentale e Costantinopoli sono ancora alcuni testi creati in Sicilia prima della conquista araba, di
diversa ispirazione ideologica, che, al di là della natura leggendaria, sono una fonte
preziosa per la storia
dell’Italia greca in età iconoclasta. La Vita di Leone di Catania, ad esempio, di ispirazione iconoclasta,
è strettamente collegata alla Capitale, mentre nella Vita e Martirio di s. Pancrazio protovescovo di
Taormina,
di ispirazione iconofila, Costantinopoli non compare mai. Più sfumata e complessa è la
posizione di altri testi agiografici dell’epoca, che comunque, anche nella rappresentazione leggendaria,
forniscono importanti notizie sulla situazione della provincia italiana.
Con la conquista araba di Siracusa, si chiude un capitolo importante dell’agiografia italogreca.
L’agiografia monastica dell’età successiva ha un’importanza storica più esplicita dell’agiografia
romanzesca dell’età precedente. Espressione di una società a tutti gli effetti bizantina, anche se in
stretto
contatto con il mondo latino, i nuovi testi esprimono un progressivo venir meno dei legami
con Costantinopoli. Elia il Giovane, ad esempio, pur fortemente critico nei confronti della politica
bizantina in Italia, è pronto a rispondere all’invito di Leone VI di recarsi a Costantinopoli. Ma un
disincanto crescente e una progressiva delusione verso Bisanzio si nota nell’agiografia
successiva,
fino a Nilo di Rossano, che rifiuta l’invito di recarsi a Costantinopoli e sceglie di vivere tra i Latini.
Ma dopo la conquista normanna dell’Italia meridionale, quando i legami politici con l’Impero
sono ormai un ricordo, l’agiografia italogreca esprime un rapporto con il mondo bizantino, che non
è più dettato dalla sudditanza, ma da profondi legami spirituali.