Non mi sento molto bene.
Colpa delle pappardelle al sugo di lepre, gli erano rimaste sullo stomaco. Sentiva una
pressione fastidiosa sotto la bocca dell’esofago. Spalancò le mascelle come se dovesse
sbadigliare ma produsse una specie di rantolo che tappò con una mano.
Kurtz continuava a spiegare: – … Nel primo periodo potresti dividerti le
responsabilità con Il Falciatore…
Fa troppo caldo qua dentro… Stava perdendo il filo del discorso, spinse il tasto del
finestrino.
– … Su questo punto sei carente, ma quelle te le do io, non preoccuparti e poi…
Un refolo d’aria che sapeva di patatine fritte e kebab del chiosco davanti al centro
commerciale entrò nell’abitacolo. L’odore rancido gli diede la nausea. Inarcò la schiena
e represse un rutto.
– … Organizzeremo una serie di messe sataniche in zona Castelli Romani,
chiaramente sotto il tuo diretto controllo, e poi ci vorrebbe…
Provò a concentrarsi sul monologo di Kurtz, ma aveva la sensazione di avere ingoiato
un chilo di trippa avariata. Si slacciò il bottone dei pantaloni e sentì che il ventre si
dilatava.
– … Enotrebor, il nostro referente per l’Italia del Sud, sta facendo delle cose notevoli
in Basilicata e Molise…
Un’Alka–Seltzer, una Coca- Cola…
– Mantos? Mantos ci sei?
– Cosa?
– Mi senti?
– Sì… Certo…
– Allora ti andrebbe bene un incontro la prossima settimana per buttare giù uno
schema di lavoro?
Saverio Moneta avrebbe voluto dirgli di si, che era un onore, che era felice di fare il
rappresentante del Centro Italia e Sardegna, eppure… Eppure non gli andava. Gli tornò
in mente quando suo padre gli aveva regalato un Malaguti 50. Saverio aveva desiderato
per tutti gli anni delle superiori un motorino e suo padre gli aveva promesso che se
avesse preso sessanta alla maturità glielo avrebbe regalato. L’ultimo anno Saverio ci
aveva dato dentro di brutto e alla fine ce l’aveva fatta. Sessanta. E suo padre era tornato
23
dal lavoro e gli aveva mostrato il suo vecchio e puzzolente Malaguti. «Eccolo. È tuo. Le
promesse si mantengono».
Saverio si aspettava un motorino nuovo. «Ma come? Mi dai il tuo?»
«Soldi per un altro non ce ne sono. Questo non ti va bene? Che ha che non va?»
«Niente… Ma come ci andrai in fabbrica?»
Il padre aveva sollevato le spalle. «Con i mezzi. Che problema c’è?»
«Ma ti dovrai svegliare un’ora prima».
«Le promesse sono promesse».
Ma sua madre non si era risparmiata: «Certo con che coraggio lasci tuo padre a
piedi?»
Nei mesi successivi Saverio aveva provato a usare il Malaguti, ma ogni volta che ci
montava sopra gli appariva l’immagine di suo padre che alle cinque di mattina usciva
dalla loro palazzina, intabarrato nel cappotto. Gli saliva su un’ansia terribile e alla fine lo
aveva lasciato in cortile e qualcuno se lo era rubato. Cosi si erano trovati a piedi sia lui
che il padre.
Non c’entrava niente con tutto questo eppure qualcosa di buono con le Belve lo aveva
fatto. E un po’ lo doveva anche a quella banda di sfigati che lo seguivano. Non poteva
mollarli.
Kurtz lo voleva fottere. Come lo aveva fottuto suo padre con il motorino. E il vecchio,
quando gli aveva detto che gli avrebbe dato un ruolo di responsabilità nell’azienda.
Come lo aveva fottuto Serena dicendo che sarebbe stata la sua geisha e che due gemelli,
alla fine, è la stessa cosa che averne uno.
Per quello era diventato un satanista. Perché tutti lo ingannavano.
Che razza di regalo è un regalo che ogni volta che lo usi tuo padre è costretto a
prendere l’autobus?
Saverio Moneta li odiava tutti. Tutti quanti. L’umanità intera che tirava avanti
nell’inganno e nel sopruso dei simili. Nell’odio si era nutrito, si era rifocillato, si era
protetto. L’odio gli aveva dato la forza di resistere. E alla fine Saverio ne aveva fatto la
sua religione. E di Satana il suo Dio.
E Kurtz era come tutti gli altri. Come cazzo si permette a dire che le Belve di
Abaddon sono una realtà insignificante?
– No, – disse.
– No cosa?
– No. Non sono interessato. Grazie, ma rimango a capo delle Belve di Abaddon.
Kurtz era sorpreso. – Sei sicuro di quello che dici? Riflettici bene. Io non ti farò altre
offerte.
– Non mi importa. Le Belve di Abaddon saranno pure una realtà insignificante come
hai detto te. Ma anche un tumore è solo una cellula all’inizio, poi cresce, si riproduce e ti
stronca. Le Belve saranno una realtà con cui tutti dovranno fare i conti. Aspetta e vedrai.
Kurtz scoppiò a ridere. – Sei patetico. Siete finiti.
Saverio si allacciò la cintura di sicurezza. – Può essere, ma come tu mi insegni, non è
24
detto. Non è detto proprio per niente. E poi piuttosto che essere il tuo rappresentante mi
faccio prete – . Chiuse la conversazione.
I resti del tramonto si erano dissolti e le tenebre erano calate sulla terra. Il leader delle
Belve di Abaddon mise la freccia e riparti sgommando sulla provinciale.
Do'stlaringiz bilan baham: |