Niccolo Ammaniti Che la festa cominci



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Niccolò Ammaniti - Che la festa cominci1

 
33. 
Fabrizio Ciba, felice, pensò che tra qualche giorno sarebbe stato con la sua bella a 
Maiorca, a Capdepera, a casa sua. Ma poi ricordò l’umidità, i ragni morti nella vasca da 
bagno, i termosifoni spompati. E il tavolo con il romanzo che lo aspettava. Doveva 
reimpostare tutta la trama, tagliare pers… 
Il cervello dello scrittore andò per un istante in stallo e si resettò, cancellando l’ultimo 
pensiero. 
Come si chiamava quell’albergo cinque stelle con la spa…? 
Dovevano farsi una vacanza come Dio comanda, partire per un posto lontano dove 
staccare con la testa e viversi la loro storia d’amore. Poggiò un braccio sulle spalle di 
Larita come se fossero vecchi compagni. – Senti, ma una bella vacanzetta per 
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riprenderci? Che ne so, alle Maldive? Sai quei bungalow sul mare, le notti afose 
circondati da una cupola di stelle, i letti con le zanzariere. 
– Certo che mi piacerebbe – . Larita rimase un attimo in silenzio. – Senti, Fabrizio… 
– Dimmi. 
Ci mise qualche secondo di troppo a fargli la domanda. – Tu sei fidanzato? 
– Io? Ma che scherzi! – si affrettò a rispondere Ciba. 
– Ti fa schifo? 
– No, assolutamente. È che sono uno scrittore… Be’ tu sei una musicista, forse mi 
puoi capire. Ho un po’ paura dei sentimenti, se sono troppo forti temo che mi 
prosciughino. È una paura irrazionale, lo so, ma ho la sensazione che vivendo un amore 
non me ne resti abbastanza da dare ai personaggi dei miei libri – . Le stava rivelando una 
cosa che non aveva mai raccontato a nessuno. – Con questo non voglio dire che non 
sono pronto a provarci. E tu? – Avrebbe voluto guardarla, ma il buio lasciava 
intravedere solo la sua sagoma. 
– Sono uscita da una storia difficile con un tipo che si voleva male. In altre parole, 
uno stronzo. E io dietro a lui ho rischiato di morire. Mi hanno salvato la comunità di don 
Tomolo e la fede. 
Mentre Larita parlava, Fabrizio si ricordò di aver letto da qualche parte che lei era 
stata fidanzata con un cantante tossico e che per poco non erano morti di overdose. 
– E poi una volta tornata alla vita non ho avuto il coraggio di farmi altre storie. Ho 
paura d’incontrare un altro stronzo. Anche se stare soli, alle volte, è un po’ triste. 
Fabrizio la tirò a sé e le cinse la vita. – Noi due potremmo stare bene insieme. Me lo 
sento. 
Larita rise. – Chissà perché, ma ero sicura che fossi fidanzato. Dopo il pranzo nella 
villa ho cercato il mio agente per scoprirlo, ma aveva il cellulare staccato. Senti, ma tu ci 
credi al destino? 
– Credo ai fatti. E i fatti dicono che siamo due sopravvissuti. E dicono che dobbiamo 
provarci – . Lui la strinse con forza, come se potesse scappare via, e la baciò. Che 
peccato essere al buio, avrebbe voluto guardarla negli occhi. 
Lei, improvvisamente, si staccò. – E se invece ce ne andassimo a Nairobi? 
– Vuoi andare in Kenya? Ci sono stato una volta. A Malindi. Il mare non è male, ma 
vuoi mettere con le Maldive? 
Ripresero a camminare. 
– No… No… Che hai capito? Nelle baraccopoli di Nairobi a vaccinare i bambini. Io 
lo faccio ogni anno. È una cosa importante. Se ci venissi pure tu, uno scrittore famoso, 
gli faresti un grande regalo. Aiuteresti i missionari a gettare luce su una situazione 
terribile. 
Fabrizio tirò su gli occhi al cielo. Ma porca la puttana, lui voleva farsi una tranquilla 
settimana di riposo e lei, per risposta, gli proponeva un incubo umanitario. – Be’ sì… 
Certo… Si potrebbe… Però… – balbettò. 
– Però cosa? 
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Fabrizio non riuscì a non essere sincero. – Ecco… Io pensavo a una vacanza. Cinque 
stelle. Colazione a letto. Quelle cose così. 
Lei lo carezzò sul collo. – Vedrai, sarà mille volte meglio… Sono sicura che 
quest’esperienza ti aiuterà anche a scrivere. Non sai quante idee ti vengono stando 
accanto a tutto quel dolore. 
Lo scrittore rimase in silenzio. Se voleva avere una relazione seria con una donna 
doveva cominciare a prendere in considerazione i suoi desideri e provare a darle fiducia. 
E Larita era speciale, aveva una forza che non avrebbe mai immaginato, era un tifone 
che spazza tutto ciò che gli si para davanti e nello stesso tempo aveva qualcosa di 
vulnerabile e ingenuo che ti metteva completamente in discussione. 
– Sì, – disse Fabrizio. – Va bene, vengo. Mi porto il computer e così la sera, dopo i 
vaccini, scrivo. 
Larita gli strinse forte la mano e con voce emozionata disse: – Dài, usciamo da questo 
posto. Il mondo vero ci aspetta.

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