Solo in un posto schifoso come questo Silvietta si può sposare con uno come Murder.
Quando aveva sorpreso i due innamoratini parlare del loro matrimonio, sulle prime
aveva pensato che fosse uno scherzo.
Non può essere vero, continuava a ripetersi mentre
i due parlavano della chiesa, del ricevimento e delle altre puttanate. Poi aveva visto
Silvietta piangere di commozione e aveva capito che era tutto
vero e qualcosa si era
seccato per sempre dentro di lui.
Quando era bambino suo nonno lo portava nell’orto, un piccolo appezzamento sotto il
viadotto di Oriolo, e gli dava una boccetta di veleno per eliminare le erbacce infestanti.
«Ne basta una goccia», si raccomandava suo nonno, e Edo con il contagocce faceva
cadere una sola goccia nera come petrolio sulla cima della pianta, e quella, in meno di
mezz’ora, perdeva tutti i suoi colori e si trasformava in uno sterpo secco.
La stessa cosa è successa a me. Silvietta gli aveva seccato il cuore per sempre.
Quante volte si era lamentata con lui di Murder, che era rozzo e distratto,
che si
scordava sempre il loro mesiversario?
«Non ci riesco a parlare come con te. Tu sei diverso. Tu mi capisci…»
Quante notti avevano passato al telefono guardando
Amici alla tele e odiando quei
piccoli mostri senza talento che litigavano, o a parlare di musica,
dei Motorhead e
dell’importanza storica di
Denim and Leather dei Saxon? Quante volte il sabato
pomeriggio si erano fatti via del Corso avanti e indietro dimenticandosi del tempo che
passava, dei saldi nei negozi, della gente intorno a loro, della corriera che li riportava a
casa?
D’accordo, non erano fidanzati. Lei stava con Murder. Ma che aveva più di lui quel
ciccione con la forfora?
Va bene, lui era affetto da alitosi congenita, però aveva letto su internet che esisteva
una cura definitiva con le cellule staminali.
In Italia era vietata, ma appena sua madre
fosse morta, avrebbe ricevuto in eredità le monete d’oro di papa Luciani e avrebbe avuto
i soldi per andarsi a curare in America.
Una volta Murder era andato a trovare la zia a Follonica e loro due erano andati a
cena alla pizzeria
Jerry2. Era stata una serata speciale, si era creata un’intimità unica.
Lei gli aveva raccontato delle paure che aveva da piccola, del sogno di diventare una
regina del death metal.
Dopo l’aveva accompagnata a casa e l’aveva salutata con il solito rispettoso bacio
sulla guancia, ma lei con le labbra gli aveva sfiorato l’angolo della bocca. Era stato solo
un attimo, eppure la pelle, li dove Silvietta
aveva poggiato il bacio, gli era rimasta
sensibile come quando ti bruci con una forchetta incandescente.
Per mesi ci aveva ripensato a quel bacio. Se lui, come un idiota, non avesse spostato
la testa, probabilmente si sarebbero baciati in bocca.
Si poggiò il dito sull’angolo scottato. Provò un brivido e strinse i denti per non
mettersi a piangere. Ripensò alla notte del sacrificio nel bosco di Sutri. Gli altri si erano
limitati a scoparsela e a venirle addosso come un branco di cani arrapati. Lui no, per lui
era stato diverso, lui ci aveva messo amore e quando finalmente era venuto si era
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adagiato sui suoi piccoli seni bianchi con le lacrime agli occhi, con la voglia di prenderla
e portarla via.
E dopo che l’avevano
seppellita viva, senza farsi vedere dagli altri aveva smosso la
terra in modo che Silvietta potesse riemergere dalla fossa. Quando l’aveva rivista, tre
giorni dopo, seduta su una panchina davanti al cinema, aveva capito che quella ragazza
incredibile era la donna della sua vita.
E ora aveva scoperto che quei due si sposavano.
Biscottino.
Non c’era molto da aggiungere, se non che non aveva più senso vivere.
Do'stlaringiz bilan baham: