L’evasione fiscale basata sulla base imponibile IVA
Come sottolineato dagli studi prodotti dall’Agenzia delle entrate e dalla Corte dei conti, l’IVA è l’imposta che meglio si presta per analizzare il comportamento delle persone per quanto concerne il rispetto degli obblighi fiscali, proprio per il suo impatto su tutti i passaggi della produzione. Infatti, l’occultamento dell’intera filiera produttiva, la sottofatturazione dei ricavi, il “rigonfiamento” dei costi producono una contrazione della base imponibile alla quale applicare l’IVA. Pertanto, disponendo dei dati forniti dall’ISTAT che comprendono anche le attività economiche non direttamente osservate, diventa possibile stimare la base IVA completa dalla quale sottrarre il dato relativo all’IVA effettivamente versata e ottenere quindi il valore del tax gap.
Stime precise dell’evasione richiederebbero una perfetta conoscenza del comportamento degli operatori, pertanto l’Agenzia delle entrate fornisce sia il valore definito come “senza consenso”, vale a dire ipotizzando che il venditore fattura l’imposta che grava sul conto di chi acquista, ma non la versa all’erario (ipotesi minima), e il valore “con consenso” nel quale si ipotizza che la transizione economica sia occultata “in toto” tramite accordo tra le parti (ipotesi massima).
Nel 2008, se il dato fornito dall’ISTAT relativo al sommerso economico risultava oscillare tra i 255 e il 275 miliardi, quello fornito dall’agenzia delle entrate e relativo all’IVA, relativo al medesimo anno, oscillava tra i 242 e i 282 miliardi.
Il 2009, invece, ultimo dato aggiornato disponibile, ha registrato una significativa contrazione del dato relativo all’IVA evasa (almeno a livello nazionale), scendendo ad un valore che oscilla tra i 215 e i 248 miliardi evasi, pari rispettivamente al 14,2% e al 16,4% del PIL [Giovannini et al 2011, Corte dei Conti 2012].
Come mostra la tabella sottostante, estratta da Marigliani e Pisani (2007) e Giovannini et al. (2011),
la base imponibile non dichiarata a livello nazionale, nel corso dell’ultimo decennio, dopo l’incremento osservato fino al 2006, anno in cui nell’ipotesi massima é arrivata ad essere 314 milioni di euro, pari al 21,2% del prodotto interno lordo, é tornata a calare, anche se non in modo stabile fino a raggiungere il dato del 2009 pari al 16,4% del Pil. Purtroppo, al momento non esistono dati più aggiornati. Studi alternativi (quali le indagini ispettive da parte del Ministero del Lavoro, dell’INPS e INAIL o l’osservazione della dinamica del gettito Iva in relazione con la dinamica dei consumi delle famiglie espressi in termini monetari) però indicano chiaramente come nel corso dell’ultimo biennio (e nel primo quadrimestre del 2012) il dato sia peggiorato [Corte dei Conti 2012, Vitaletti 2012, Comitato per il lavoro e l’emersione del sommerso 2012, INPS 2012, Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali 2012]. A tale proposito, come osservato in Vitaletti (2012), é possibile considerare il dato fornito dall’ISTAT relativo alle vendite al dettaglio e quello dell’indice dei prezzi, i quali indicano come i consumi in termini monetari siano rimasti praticamente stabili rispetto al primo quadrimestre dell’anno precedente. Sul fronte opposto, invece, i dati forniti dal Ministero delle Finanze indicano come nel medesimo periodo il gettito dell’IVA sia calato di circa un punto percentuale, nonostante l’incremento dell’aliquota dell’1% (che di per sé, a parità di tutte le altre condizioni, avrebbe dovuto generare un aumento nel gettito dell’IVA). Questo fenomeno, quindi, per quanto basato su dati non ancora certi, può essere visto come un indicatore di un peggioramento del livello di compliance dell’IVA.
Grandezze riferite alla compliance dell'IVA. Milioni di euro.
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Base imponibile non dichiarata
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Base imponibile non dichiarata
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Anno
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con consenso (A)
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senza consenso (B)
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% A/Pil
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% B/Pil
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2000
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233.243
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200.750
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19.6
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16.9
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2001
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254.384
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218.636
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20.4
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17.5
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2002
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242.461
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208.112
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18.7
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16.1
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2003
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255.708
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219.314
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19.2
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16.4
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2004
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284.663
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245.500
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20.5
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17.6
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2005
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285.592
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245.489
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20.0
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17.2
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2006
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314.183
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271.922
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21.2
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18.3
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2007
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275.054
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236.760
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17.8
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15.3
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2008
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281.978
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241.847
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18.0
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15.4
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2009
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248.587
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214.974
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16.4
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14.2
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Fonte: dati estratti da Giovannini et al. 2011
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Purtroppo, nel caso del nostro studio, questi dati non possono essere utilizzati in quanto relativi a fenomeni particolari e in ogni caso ancora basati su cifre non definitive. Pertanto, nel nostro studio, almeno per quanto concerne i dati relativi alla base imponibile non dichiarata (sia quella stimata dall’ISTAT, sia quella tramite IVA e IRAP) faremo riferimento ai dati ufficiali più aggiornati al momento disponibili. Diversamente, invece, nella sezione nella quale saranno analizzati i dati relativi alle attività ispettive svolte dagli enti preposti, sarà possibile proporre delle stime dell’entità evasa a livello provinciale e comunale con riferimento al 2011. Tale aspetto positivo sconta però le diverse limitazioni che caratterizzano tale dato e che verranno discusse in maniera approfondita nella sezione dedicata.
Tornando invece al dato relativo alla base imponibile non dichiarata, di particolare utilità risulta essere il dato fornito dalla Corte dei Conti nell’audizione fatta a Luglio 2012, il quale permette di sviscerare il valore dell’IVA e dell’IRAP per macro-area (Nord-Ovest, Nord-Est, Centro e Sud) come media degli anni 2007, 2008 e 2009. Al momento abbiamo parlato solo delle stime basate sull’IVA, pertanto, prima di osservare i dati più aggiornati, é sicuramente utile aprire una breve panoramica sugli ultimi studi svolti dall’Agenzia delle Entrate con riferimento all’IRAP, i quali pur essendo relativi ad un arco temporale ormai un pò datato (1998-2002) sono gli unici che permettono di delineare un quadro a livello di singola provincia.
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