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INQUADRAMENTO IDROGEOLOGICO



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INQUADRAMENTO IDROGEOLOGICO


Il materasso alluvionale della pianura cremonese è formato da un’alternanza irregolare di livelli permeabili (sabbia e ghiaia minuta) e livelli impermeabili (argille, limi e rare torbe) legata ai cicli deposizionali del fiume Po che, attraverso fasi alterne di alta e di bassa energia, ha depositato sedimenti grossolani nel primo caso, fini nel secondo.

L’assetto idrogeologico è, quindi, caratterizzato da un acquifero multistrato costituito da una falda superficiale a pelo libero e numerose altre più profonde, artesiane o semiartesiane, spesso in comunicazione tra loro a causa della scarsa continuità orizzontale e verticale dei vari setti impermeabili o semipermeabili.

A seconda dell’altezza del proprio livello idrometrico il fiume Po svolge un’azione drenante o alimentante nei confronti delle falde più superficiali.

La direzione del flusso idrico sotterraneo, generalmente verso SSE, può subire quindi sensibili variazioni (seppur circoscritte nel tempo) in seguito a piene straordinarie conseguenza di periodi eccezionalmente piovosi (ottobre-novembre 1994, novembre 2000).

Al bilancio idrico della falda superficiale influiscono anche gli apporti dell’irrigazione.

Nel territorio casalasco il livello piezometrico fa registrare il picco di risalita più marcato nel periodo luglio-agosto proprio in seguito dell’incremento di afflussi idrici dalla superficie dovuti alle irrigazioni; i maggiori abbassamenti si verificano invece nei periodi maggio-giugno e novembre-dicembre.

I depositi semipermeabili o impermeabili di natura limoso-sabbiosa, limosa, limoso-argillosa o argillosa che ricoprono in modo omogeneo tutto il piano di divagazione medio-recente rendono semiconfinata o confinata la falda più superficiale inducendo fenomeni di risalienza una volta perforati da sondaggio, prove penetrometriche ed anche pozzi idrici superficiali.

In tutti questi casi, il livello idrico misurato risale sempre al di sopra del letto del tappo impermeabile o semipermeabile.




CENTRI ABITATI

LIVELLO PIEZOMETRICO (m dal p.c.)

VICOBELLIGNANO

- 2,2/- 2,3

VICOBONEGHISIO

- 3,2

CASALMAGGIORE

- 3,0/- 4,0

VICOMOSCANO

- 2,0

Nel settore più settentrionale (ex cava Lamari) che in quello sud-orientale (tra Vicomoscano e Fossacaprara, e verso località Valbassa) del territorio indagato il livello piezometrico si attesta a -1,0/- 1,5 m dal p.c..

La piezometria delle falde profonde, invece, manifesta una maggiore regolarità favorita dalla scarsa influenza degli elementi morfologici ed idrodinamici di superficie e della lontananza delle zone di alimentazione.

Il territorio del Comune di Casalmaggiore rientra nel Bacino idrografico del fiume Oglio e presenta un solo sottobacino, quello del Riolo, individuato nel territorio golenale del Comune e rientra nel bacino del fiume Po, in cui si svuota per gravità.

Sul territorio esiste poi una rete di rogge e colatori secondari i principali dei quali sono il Gambalone e la Cazumenta.

Le golene assolvono la funzione idraulica di accogliere parte della portata di piena salvaguardando l’equilibrio del fiume.

Nella zona di Casalmaggiore le golene raggiungono ampio sviluppo e sono difese da arginature comprensoriali, private o gestite da Consorzi di Bonifica, e da arginature maestre classificate quali opere pubbliche di II categoria, gestite dal magistrato per il Po.


SEZIONE B1 :Scenario di evento

Per esondazione si intende la fuoriuscita di bacini o corsi d’acqua dalla loro sede naturale e si verifica quando la portata di un fiume non può essere contenuta entro i limiti del suo alveo. Quindi l’acqua si espande sui terreni adiacenti.

A seguito di un evento meteorico rilevante sul bacino tributario di un corso d’acqua, e trascorso il tempo necessario a far avvenire la trasformazione degli afflussi in deflussi, si verifica lo smaltimento delle acque pervenute sotto forma di precipitazione. Ciò comporta l’incremento dei livelli idrici del corso d’acqua.

Se si osserva la loro variazione in un fissato punto del corpo idrico, ovvero in una determinata sezione, riportando in un grafico i livelli registrati in funzione del tempo trascorso, in maniera continua o discreta, si ricava l’andamento dell’evento di piena.

Per essere l’altezza idrometrica correlata strettamente con le portate transitanti nella sezione medesima, il diagramma può utilmente essere tracciato con la portata in ordinata, ottenendo così l’idrogramma di piena.

Come è illustrato più chiaramente dalla figura, si riconoscono vari tratti caratteristici dell’andamento temporale dei livelli, corrispondenti a fasi ben precise dello svolgimento della piena:



fase di concentrazione o di crescenza: durante questa fase la quantità di acqua che giunge nella sezione considerata è crescente, via via pervenendo il contributo di tutto il bacino sotteso;

fase di stanca o di colmo: è il momento in cui i livelli idrici non subiscono più variazioni rilevanti, oscillando intorno ad un valore massimo; questa fase può durare periodi di tempo variabili in dipendenza sia dalle caratteristiche idrologiche di un corso d’acqua che da quelle dell’evento di piena nel suo complesso meteorologico/fisico;

fase di esaurimento: è la fase in cui il livello idrometrico nella sezione comincia a decrescere con continuità; l’onda di piena si è trasferita ormai a valle.


Andamento tipico di un idrogramma di piena

Gli idrogrammi di piena assumono forme diverse, come ovvio, al variare del corso d’acqua e al variare dell’evento di piena, che a sua volta, è determinato da vari fattori, tra i quali le condizioni meteorologiche che generano gli afflussi di pioggia, le condizioni fisiche che determinano la trasformazione degli afflussi in deflussi, lo stato iniziale del corso d’acqua.

L’area sottesa dalla curva delle portate in funzione del tempo misura il volume complessivamente defluito durante lo svolgersi del fenomeno. (area indicata con deflussi superficiali nella figura precedente)

I corsi d’acqua caratterizzati dall’avere una forte escursione dei livelli in breve tempo presentano degli idrogrammi di piena aventi una rapida fase di concentrazione ed una fase di stanca ridotta, il che porta ad un volume complessivo modesto. Tale andamento dell’idrogramma è peculiare dei corsi d’acqua a regime torrentizio.


Nella trattazione delle piene, e per introdurre delle definizioni che verranno usate nel prosieguo, un importante concetto da menzionare è quello, usuale nella pratica idrologica, del tempo di ritorno di un fenomeno. Lo studio statistico degli eventi idrologici, cioè la sistematizzazione delle rilevazioni delle grandezze di interesse, è utile per stimare quale sia la ricorrenza da assegnare ad un evento, ovvero quale sia il tempo medio che deve trascorrere fra un evento e quello dello stesso ordine di grandezza.

Quando si dice che una piena, ad esempio, ha un tempo di ritorno di duecento anni, mediamente ci si attende che tale evento venga raggiunto od eguagliato una volta ogni duecento anni. È necessario comunque precisare che questa è solo una considerazione statistica, il che equivale a dire che non può sapersi quando un evento uguale o superiore possa verificarsi, rimanendo plausibile che ciò possa avvenire anche domani stesso.

In altri termini, il tempo di ritorno di un evento non è da confondersi con la probabilità che esso si verifichi in un determinato periodo di anni, pur essendo ad essa correlabile

Dal confronto delle massime piene registrate nel tempo, a partire da quando le misure sono attendibili, si riscontra un deciso incremento delle portate al colmo del fiume Po, con aumento del 20% della portata massima nel periodo che va dalla prima alla seconda metà dell’ottocento e di circa il 30% da quel momento sino ai giorni nostri. Ciò viene di solito imputato a varie cause, tra le quali anche il perfezionamento del sistema arginale e delle opere di difesa idraulica, eseguite a salvaguardia di aree che nei tempi passati rivestivano scarso o modesto interesse.

Effettivamente, il fiume Po – e come esso molti altri corsi d’acqua del bacino – è stato man mano costretto a mutare il proprio corso ed andamento per soddisfare la crescente richiesta di spazi avanzata dall’uomo per le sue varie esigenze ai fini agricoli, abitativi, od in generale di sfruttamento del territorio; già nel secolo scorso molta polemica suscitò, fra gli idraulici, la scelta di realizzare un sistema arginale imponente come quello ora esistente per il fiume Po.

A conferma della vastità dell’intervento antropico basti pensare che lo sviluppo complessivo attuale degli Argini Maestri (compresi i tratti di rigurgito degli affluenti) raggiunge i 2300 Km circa, a fronte di quello di quasi 1600 Km nel 1878.

Molto spesso, invece, si attribuisce l’incremento dei livelli di piena alla mancanza di manutenzione dell’alveo, da effettuarsi mediante il prelievo di materiale, il quale si accumulerebbe in ingenti quantità, costituendo ostacolo al corretto deflusso della corrente.
Nell’ Area afferente in fiume Po in Comune di Casalmaggiore si distinguono tre zone principali:


  • Fascia di deflusso, corrisponde alla fascia A del Piano Stralcio Delle Fasce Fluviali ed in Casalmaggiore alla zona di golena aperta.

  • Fascia di esondazione : corrisponde alla fascia B del Piano Stralcio Delle Fasce Fluviali ed in Casalmaggiore alla zona di golena protetta.

  • Area di inondazione per piena catastrofica, corrisponde alla fascia C del Piano Stralcio Delle Fasce Fluviali ed in Casalmaggiore comprende tutta la zona extragolenale del territorio Comunale e tale evento, configurabile come alluvione vera e propria.




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