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Le aree golenali


Molta importanza riveste, nello svilupparsi della piena, la golena, ovvero quella porzione di territorio compresa fra gli Argini Maestri e solitamente non occupate dal fiume Po durante il suo deflusso ordinario. Solitamente, tali zone sono difese da argini di natura privata eretti dai proprietari dei fondi, detti appunto argini golenali. Tali sistemi di difesa riescono a contrastare le piene minori del fiume, garantendo dall’inondazione le attività che in golena si svolgono.


Sezione e pianta di un corso d’acqua arginato con i vari ordini di arginature.

(L’illustrazione è tratta da una vecchia pubblicazione del Ministero dei Lavori Pubblici) – da [6]
Da un punto di vista legale, gli argini golenali non possono essere di altezza o dimensioni paragonabili con gli Argini Maestri, dovendo essi assolvere ad un diverso compito e dovendo garantire l’esondazione nelle aree quando la piena si riveli di entità ragguardevole.

La legge vigente consente di operare tagli delle arginature golenali qualora ciò sia reputato opportuno a protezione degli Argini Maestri, ovvero quando ciò si riveli necessario al fine del controllo della piena in corso.

Le altezze consentite per gli argini golenali sono state oggetto di codifica da parte del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, dopo l’importante piena del 1917. Già in tale epoca si pose con forza la questione del progressivo restringimento del fiume Po, determinando un rallentamento dei procedimenti di trasformazione di tratti di arginature golenali in Arginature Maestre.

Nel voto del 30 gennaio 1918, il Consiglio superiore dei Lavori Pubblici era del parere che: “nella sistemazione delle arginature di Po, …………, non soltanto si cerchi di evitare un ulteriore restringimento della sezione viva verso fiume, ma si vegga modo di nuovamente ridurre a golenali quei tratti d’argine che, quantunque trasformati in Argini Maestri, non furono dichiarati di 2a categoria.” . È necessario a tal proposito evidenziare che l’estensione in superficie delle golene nel tratto compreso fra la confluenza del Ticino ed Ostiglia, valutato in 245 Kmq nel 1878, era già ridotto a 125 Kmq nel 1933.


L’importanza dell’espansione delle acque di piena nelle zone golenali è data dal fatto che, permettendo esse l’invaso di grandi volumi d’acqua nel momento critico costituito dal passaggio dell’onda di piena, si determinano condizioni più favorevoli nelle sezioni di valle.

In altri termini, l’inondazione delle aree golenali comporta la laminazione dell’onda di piena, che ha come conseguenza l’appiattimento del relativo idrogramma.

Tale fenomeno ha i suoi massimi effetti in dipendenza della grandezza della golena e del momento in cui avviene l’invaso, producendo benefici diversi al variare delle due condizioni citate.

Vari eminenti idraulici che si sono occupati del Grande Fiume hanno studiato come poter utilizzare al meglio le aree golenali a tale scopo; il prof. Mario Giandotti nel 1933 ed il prof. Lamberto Canali nel 1963 sono giunti a risultati diversi in relazione all’entità della riduzione possibile dei livelli, sostenendo l’ultimo, al termine della sua relazione, che: “I risultati sopra conseguiti [nello studio N.d.R.], …………, non incoraggiano certamente all’adozione del provvedimento di difesa dalle piene preso in esame.” .

È pur vero che l’invaso delle golene accade comunque in maniera naturale quando si è di fronte ad eventi rilevanti, con rotture che avvengono in maniera autonoma e rovinosa. La creazione di rotte degli argini golenali origina sempre la formazione di pericolosi budri, di profondità notevole, che potrebbero costituire pericolo per gli Argini Maestri se dovessero verificarsi in prossimità di essi.

È quindi auspicabile, per i vari motivi esposti, lo studio di meccanismi operativi che consentano allagamenti “controllati” delle golene, una volta riconosciuta l’entità di una piena, in modo da far avvenire il fenomeno di invaso nel migliore dei modi. Questo provvedimento idraulico, oltre agli elevati problemi di natura prettamente tecnica, impone una ampia attività di programmazione ed organizzazione e si scontra ovviamente con interessi di altra specie – come peraltro ben evidenziato dall’Ing. Michele Tartaro nella sua relazione “La golena cremonese”, presentata al Convegno di Studio su “I problemi della golena del Po” nel 1984 – e richiede enorme sacrificio per le genti che risiedono od operano in area golenale.

Al di là di ogni commento, bisogna sottolineare che la golena è parte del territorio destinata comunque ad essere interessata dal fiume nei suoi massimi stati idrometrici e che non è pensabile difendere in maniera particolaristica ogni zona prossima al corso d’acqua senza considerare il problema idraulico nel suo complesso.

In effetti, si assiste oggi ad una politica di richiesta di difesa ad oltranza di aree destinate naturalmente all’espansione fluviale, in tutto il bacino del Po, senza una visione obiettiva della globalità dei problemi connessi alla gestione unitaria e coerente del territorio. Troppo spesso si guarda a problemi di carattere locale, trascurando il fatto che le scelte plausibili sono soltanto quelle legate ad una responsabile ed attenta conoscenza e gestione delle problematiche nella loro complessità.


Principali fonti di rischio (Scenario di evento)
Indispensabile premessa da assumere in merito alle are soggette a rischio di esondazione risulta essere la tenuta dell’argine maestro del Po, in condizioni di piena, assolvendo a pieno alla sua funzione protettiva.
Risultano quindi soggette a rischio le aree golenali del Fiume Po oggetto di esondazione critiche per la popolazione residente e per gli impianti presenti.

Sorgenti Primarie

L’unica fonte primaria di rischio in territorio di Casalmaggiore risulta essere il Fiume Po, che scorre nella zona meridionale del Comune, è protetto lungo tutto il suo percorso da arginature ed opere in alveo, atte a contenere e prevenire le piene.

Gli argini maestri attuali del Po sono stati realizzati, in sagoma ed in quota, riferendosi alla piena del 1951 e si sono mostrati sufficienti anche per la piena dell’ottobre 2000 che è la nuova piena storica.

Gli argini sono costruiti in modo da essere difesi da fenomeni di filtrazione e sifonamento tramite diaframmature e rivestimenti.

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