Storia del Cristianesimo



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Concili ecumenici

La chiesa cattolica, già prima del Grande Scisma, ha elaborato un insieme di dottrine e dogmi definiti come cristologia, durante i primi sette concili ecumenici, in base ai quali altre correnti di pensiero o altre intepretazioni delle scritture sono state definite eresie.



I. Primo concilio di Nicea (325). Nel cosiddetto Simbolo Niceno (o "Credo breve") il Figlio è definito consustanziale (omoùsion) al Padre, cioè «della stessa sostanza del Padre», con una implicita condanna della dottrina di Ario.

II. Primo concilio di Costantinopoli (381). Ribadisce il concilio di Nicea formulando il Simbolo Niceno-Costantinopolitano ("Credo lungo"), ampliamento del precedente.

III. Concilio di Efeso (431). Stabilisce che Maria è «Madre di Dio» (Θεοτόκος, Theotókos) e che in Cristo sono unite la natura umana e divina in una sola persona, condannando implicitamente il difisismo di Nestorio, l'adozionismo e il docetismo.

IV. Concilio di Calcedonia (451). Stabilisce che nell'unica persona-ipostasi (sostanza) di Gesù vi sono le due nature, umana e divina, «senza confusione, immutabili, indivise, inseparabili», con una condanna implicita, dunque, del monofisismo di Eutiche.

V. Secondo concilio di Costantinopoli (553). Riafferma le dottrine cristologiche stabilite nei precedenti concili, condannando esplicitamente diversi autori, tra cui Apollinare, Nestorio, Eutiche.

VI. Terzo concilio di Costantinopoli (680-681). Stabilisce che in Gesù vi sono sia la volontà umana che quella divina – non in contrasto tra di loro, in quanto la prima segue la seconda –, e condanna esplicitamente il monotelismo di Sergio.

VII. Secondo concilio di Nicea (787). Stabilisce che chi venera un'immagine sacra venera chi è in essa riprodotto, condannando quindi l'iconoclastia

Criteri di ecumenicità

Nei primi secoli di vita della Chiesa cristiana, nessuno si pose il problema di stabilire dei criteri per definire quando un Concilio può dirsi veramente ecumenico. Il problema sorse solo più tardi, quando diversi sinodi o concili iniziarono, a torto, a definirsi "ecumenici". A rendere necessario un intervento chiarificatore fu inoltre la tendenza sempre più evidente e marcata fra la Chiesa occidentale di Roma e la Chiesa orientale di Costantinopoli a diversificare le loro dottrine ecclesiologiche, in rapporto soprattutto al primato papale e alla preminenza dell’una o dell’altra sede apostolica.

Fu proprio durante il VII Concilio ecumenico, il Concilio di Nicea del 787, che per la prima volta furono stabiliti dei criteri di ecumenicità dei Concili. Nella sesta sessione di quel Concilio, per confutare la pretesa di ecumenicità del Sinodo di Hieria del 754, i Padri conciliari affermarono che quel Sinodo non poteva dirsi ecumenico, per i seguenti motivi:



« Non ebbe come collaboratore il Papa della Chiesa romana di allora, o i sacerdoti che sono con lui, né per mezzo di suoi legati, né per mezzo di una sua enciclica, come è la norma del concilio. »

« Neanche vi acconsentirono i patriarchi dell’Oriente, di Alessandria, di Antiochia e della Città Santa, o i consacrati che sono con loro e i vescovi. »

« Le loro dichiarazioni sono state fatte come in un luogo segreto, e non dal monte dell’ortodossia. Per tutta la terra non si diffuse la loro eco, come quella degli apostoli, e fino ai confini del mondo le loro parole (cfr. Sal 18[17],5), come quelle dei sei santi Concili ecumenici. »

« Come può essere settimo quello che non è in armonia con i sei santi Concili ecumenici prima di esso? Infatti quello che sarebbe stato celebrato come settimo, deve essere coerente con il novero delle cose decise prima di esso. Ciò che non ha niente a che vedere con le cose computate, non deve essere computato. Se uno per esempio mette in fila sei monete d’oro e poi aggiunge a queste una monetina di rame, non può chiamare quest’ultima settima, perché è fatta di materia diversa. L’oro infatti è prezioso e di grande valore, mentre il rame è materiale a buon mercato e senza valore. »

(Secondo concilio di Nicea, VI sessione.)

Così i Padri conciliari definirono come ecumenico un Concilio che avesse queste caratteristiche:


  • deve avere il Papa come collaboratore, o direttamente, tramite la sua presenza, od anche indirettamente, tramite dei rappresentanti, o legati papali; inoltre devono essere presenti i rappresentanti di tutti i Patriarchi della cristianità;



  • deve essere accettato dagli altri Patriarchi della Chiesa, cioè, oltre che da quello di Roma, dai Patriarchi di Costantinopoli, Antiochia, Gerusalemme e Alessandria;



  • deve essere recepito dai fedeli, dalla base;



  • e soprattutto deve essere coerente con i precedenti concili ecumenici, porsi cioè in linea di continuità teologica, morale e disciplinare.

L’attuale ecclesiologia cattolica pone alcuni principi nella definizione e nella composizione di Concilio ecumenico:

  • esso è sede dell’esercizio supremo della potestà sulla Chiesa universale da parte del Collegio dei Vescovi (Codice di Diritto Canonico 337,1; Lumen Gentium 22,3; Catechismo della Chiesa cattolica 884);



  • spetta solo al Papa di Roma convocare, presiedere, trasferire, sospendere, sciogliere un Concilio ecumenico, come pure approvarne i decreti (Codice di Diritto Canonico 338,1; Lumen Gentium 22,3);



  • spetta solo al Papa di Roma determinare le questioni da trattare nel Concilio ecumenico, ed approvare eventuali questioni aggiunte dai Padri conciliari (Codice di Diritto Canonico 338,2);



  • possono partecipare al Concilio ecumenico i Vescovi membri del Collegio dei Vescovi, (Codice di Diritto Canonico 339,1) ed altre persone chiamate a parteciparvi (Codice di Diritto Canonico 339,2);



  • se la Sede Apostolica diventa vacante durante la celebrazione del Concilio, questo è interrotto fino all’elezione del nuovo Pontefice (Codice di Diritto Canonico 340);



  • solo i decreti conciliari approvati e confermati dal Papa e da lui promulgati hanno forza obbligante (Codice di Diritto Canonico 341,1).

I Concili medievali

Lungo tutto il Medioevo la rottura fra Oriente ed Occidente cristiano, consumatasi sul piano ecclesiastico nel 1054, ma preparata sul piano politico da almeno due secoli, anche se non rendeva impossibile la legittima convocazione di concili o sinodi, tuttavia impediva la celebrazione di Concili accettati da tutte le sedi patriarcali (in forza dei criteri stabiliti al Concilio di Nicea II nel 787), così come invece era accaduto per i primi sette Concili ecumenici (fino cioè a quello del 787), menzionati tra l'altro nella stessa bolla di scomunica di Michele Cerulario del 1054.

Per i Concili medievali i documenti originali riportano l’espressione di Concili generali oppure di Sinodi universali. I Concili che costellano la storia dell’Europa occidentale nei secoli XI-XIV vedono radunarsi in maniera sempre più ampia arcivescovi, vescovi, abati, autorità secolari assieme al Papa ed ai cardinali. Il sinodo lateranense del 1116 vede la partecipazione di ben 427 membri. Oppure l’assise celebrata a Piacenza nel 1095 alla presenza di Urbano II vede la partecipazione di oltre 200 vescovi. I vescovi della Chiesa d'Oriente sono regolarmente invitati ai Concili e la loro presenza fu determinante nel Concilio di Firenze.

Nel 1586 Roberto Bellarmino nella sua opera "De conciliis et ecclesia militante", riprese una lista di Concili medievali già proposta dallo spagnolo Pontac in una cronografia pubblicata una ventina di anni prima, e la consacrò con il proprio prestigio e la propria autorità teologica. Così il catalogo di Bellarmino affiancò ai concili del primo Millennio cristiano, 7 concili medievali, che egli qualificò col titolo di ecumenici: d’ora in avanti l'approvazione dei cinque patriarcati antichi non sarà più ritenuto un criterio necessario per l'ecumenicità, essendo sufficiente l’azione e il consenso papale.



Cronologia dei concili ecumenici

Riconoscimento dei concili

Tra le varie chiese cristiane non esiste uniformità nel riconoscimento dei concili come ecumenici.

La Chiesa Assira riconosce come ecumenici solo i primi due concili della lista indicata sopra. Le Chiese ortodosse orientali (anche dette Chiese orientali antiche) accettano solo Nicea I, Costantinopoli I ed Efeso. La Chiesa cristiana ortodossa e la Chiesa vetero-cattolica riconoscono i primi sette concili ecumenici.



Chiese cristiane conciliari

Al giorno d'oggi, i seguaci del messaggio di Gesù (cristiani) sono circa 2,1 miliardi, cioè poco meno di un terzo degli abitanti del mondo. I cristiani sono suddivisi in molte chiese, confessioni o denominazioni – che possono essere distinte in riferimento all'effettivo riconoscimento dei vari concili ecumenici.

Le decisioni dei primi sette concili ecumenici sono adottate dalle maggiori confessioni cristiane, che condividono dunque la stessa cristologia: cattolici, ortodossi, protestanti, anglicani. Le diversità tra queste chiese riguardano prevalentemenete questioni ecclesiologiche.

Alcune chiese di tradizione monofisita riconoscono solo i primi tre concili – rigettando dunque il concilio di Calcedonia e i seguenti: si tratta dei cristiani copti, siriaci e armeni. Secondo queste confessioni, in Gesù è presente la sola natura divina, la quale ha assorbito quella umana.

Alcune chiese di tradizione nestoriana riconoscono solo i primi due concili – rifiutando il concilio di Efeso e i seguenti: si tratta dei cosiddetti cristiani assiri. A loro detta, in Gesù ci sono due nature e due persone, connesse da un'unione puramente morale.

Chiese cristiane non conciliari

Altre chiese cristiane non si riconoscono nella tradizione storica e teologica propria del Cristianesimo tradizionale, basato sulle decisioni dei primi concili ecumenici. Principalmente esse rigettano le definizioni sull'unicità di Dio e la natura divina di Gesù riportate nel Credo del concilio di Nicea.

Secondo i Testimoni di Geova, Gesù non è Dio e non esiste dall'eternità, ma rappresenta il principio della creazione di Dio-Geova, ed è pertanto chiamato dalla Bibbia «Figlio Unigenito». Per mezzo di lui sono state create tutte le cose; nacque verginalmente da Maria, era il Messia preannunciato, ha predicato e compiuto miracoli, è morto su un palo di tortura (non una croce) in sacrificio di riscatto, per redimere l'umanità dal peccato di Adamo; è risorto, e tornerà alla fine dei tempi per instaurare un regno di pace. Coincide con l'arcangelo Michele descritto nel Libro dell'Apocalisse-Rivelazione.

Secondo la Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni (mormoni), Gesù è il Cristo, il Redentore, il Figlio di Dio e l'Iddio Eterno. Inoltre, Gesù è considerato il Geova dell'Antico Testamento, e dunque il Creatore del mondo. Per i mormoni, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono un solo Dio, in quanto uniti e in armonia nei proposti e nella dottrina, benché siano personaggi separati e distinti – infatti, il Padre e il Figlio sono esseri spirituali con corpi tangibili di carne e ossa, mentre lo Spirito Santo è una persona di solo spirito. In base al racconto del Libro di Mormon – testo considerato sacro dai mormoni al pari della Bibbia –, Gesù, dopo essere risorto a Gerusalemme, apparve e impartì i suoi insegnamenti ad un popolo che abitava il continente americano[54], discendente da famiglie del lignaggio di Israele. Secondo una tradizionale interpretazione di Dottrina e Alleanze 20,1, altro testo sacro per i mormoni, si ritiene che Gesù sia nato il 6 aprile dell'1 a.C.

Secondo la Chiesa dell'Unificazione del reverendo Sun Myung Moon, Gesù non è Dio, ma soltanto un uomo. Non è nato verginalmente, ma era figlio illegittimo di Maria e Zaccaria. La sua predicazione si rivelò fallimentare, principalmente a causa del mancato supporto di Giovanni Battista. La morte in croce di Gesù non ha significato salvifico, mentre la sua risurrezione non è stata corporale: si è trattato soltanto di un suo "ritorno" in forma spirituale. Il reverendo Moon si definisce «terzo Adamo» e incarnazione dello stesso Gesù Cristo.

Liturgia

Tutta la liturgia cristiana è costruita intorno alla figura di Gesù.



  • I riti principali sono i sacramenti (sette nella tradizione cattolica e ortodossa, di numero variabile a seconda delle varie chiese protestanti), che sono considerati basati sul comando e l'esempio di Gesù. Il principale sacramento è l'Eucaristia (traslitterazione del termine greco εχαριστία, eucharistía, "rendimento di grazie"), che – secondo il racconto dei vangeli – Gesù istituì nel corso dell'Ultima Cena. Tra le varie chiese cristiane vi sono notevoli differenze circa il significato da attribuirsi all'Eucaristia:



    • per la Chiesa cattolica e quella ortodossa, durante l'Eucaristia – celebrata nel più ampio rito della Messa ("Divina Liturgia" nella dicitura ortodossa) – avviene il miracolo della transustanziazione: la sostanza del pane e del vino muta in quella del corpo e sangue di Gesù («presenza reale»), rimanendo però inalterati gli accidenti (forma, colore, sapore...). La tradizione cattolica riconosce che, nel caso dei cosiddetti miracoli eucaristici, tale mutazione riguarda anche gli accidenti;



    • per le chiese protestanti di tradizione luterana, durante l'Eucaristia – celebrata durante il rito della "Cena del Signore" – avviene l'unione sacramentale: alle sostanze del pane e del vino si affiancano quelle del corpo e sangue di Gesù;



    • per le chiese protestanti di tradizione calvinista, l'Eucaristia rappresenta invece una semplice commemorazione, o ricordo, dell'Ultima Cena e del sacrificio in croce di Gesù, in cui la presenza di Cristo è soltanto «pneumatica», ovvero spirituale.



  • L'anno liturgico è il ciclo temporale, della durata di un anno, in cui sono scandite le celebrazioni relative ai principali avvenimenti della vita di Gesù – per esempio il Natale (nascita), l'Epifania (visita dei Magi), la Pasqua (risurrezione).



  • Le preghiere usate nella liturgia si basano sui testi della Bibbia. La «preghiera della Chiesa per eccellenza» è il Padre Nostro, insegnato dallo stesso Gesù agli apostoli in 6,9-13.



  • Le varie chiese hanno poi sviluppato riti e preghiere proprie – per esempio, nella tradizione cattolica sono importanti il Rosario (nei cui 20 «misteri» sono ricordati i principali eventi della vita di Gesù e di sua madre) e la Via Crucis (che ripercorre in 14 «stazioni» gli eventi della passione e morte di Cristo).

Liturgia è un termine che deriva dalla parola greca λειτουργία, leitourghía e significa "lavoro comunitario, della gente". In quanto tale, il termine non ha avuto nei secoli esclusivamente ambiti di applicazione religiosi, sebbene questi ne siano indubbiamente i più noti. Nell'antica Atene la liturgia (da léiton=luogo degli affari pubblici, ed érgon=opera) era il servizio imposto dalla legge ai cittadini più ricchi per finanziare opere pubbliche i cui costi non erano sostenibili dallo Stato.

In ambito religioso indica le forme pubbliche della preghiera e i vari riti.

La liturgia cristiana

Le forme della liturgia cristiana possono variare a seconda delle chiese. Gli elementi comuni alle chiese con tradizione liturgica sono i seguenti:



  • L'anno liturgico, cioè il calendario delle varie festività

  • i sacramenti e i sacramentali, cioè i vari riti celebrati, come il Battesimo, l'Eucarestia o benedizioni per circostanze particolari.

  • I testi e le musiche delle preghiere. Fin dai tempi apostolici i testi più usati della liturgia cristiana sono i Salmi (vedi anche musica sacra).

La liturgia nella religione cattolica

Per la Chiesa cattolica, la liturgia è l'esercizio del sacerdozio di Cristo ad opera del popolo dei battezzati. Nelle celebrazioni liturgiche Cristo agisce e si rende presente alla comunità riunita.



« La liturgia è la celebrazione del Mistero di Cristo e in particolare del suo Mistero pasquale. In essa, mediante l'esercizio dell'ufficio sacerdotale di Gesù Cristo, con segni si manifesta e si realizza la santificazione degli uomini e viene esercitato dal Corpo mistico di Cristo, cioè dal capo e dalle membra, il culto pubblico dovuto a Dio. »

(Compendio del Catechismo della Chiesa cattolica, n.218)

Il Concilio Vaticano II ha definito la Liturgia come "fonte e culmine della azione della Chiesa" nella Costituzione conciliare Sacrosanctum Concilium (n°10) (1964).

La liturgia definisce la forma e il contenuto delle celebrazioni religiose solenni, ma anche l'ordinario e il proprio dei riti quotidiani, quali la Messa, i sacramenti, la liturgia delle ore.

I riti dell'Eucarestia si suddividono in quattro gruppi: la liturgia iniziale (o d'apertura), la liturgia della parola, la liturgia eucaristica ed i riti di congedo. La liturgia iniziale, comincia con il canto d'inizio, con l'ingresso del celebrante ed il segno della Croce che apre la Santa Messa. Segue il riconoscimento dei propri peccati (ad es. mediante il Confesso), il Gloria (un inno che non viene recitato nei giorni feriali ed in Quaresima e in Avvento), la Colletta (ovvero una preghiera recitata o cantata dal sacerdote che raccoglie le orazioni di tutti i fedeli). La liturgia della parola, consiste nella lettura di passi della Bibbia: le prime due letture possono essere effettuate da tutti i fedeli (generalmente la prima risale all'Antico Testamento e la seconda alle Lettere degli Apostoli) mentre la terza, la più importante, viene effettuata solo dai religiosi che hanno ricevuto il sacramento dell'ordine. Tra le due letture vi è un canto responsoriale proveniente dal libro dei Salmi. La terza lettura è un passo del Vangelo e rappresenta l'argomento che si celebra in quella domenica. Dopo l'omelia del celebrante, si recita il Credo (preghiera che riassume tutti i principi fondamentali della dottrina cattolica), la Preghiera dei Fedeli, il Santo. Si entra così nella liturgia eucaristica, il momento centrale dell'Eucarestia: infatti, il celebrante, dopo aver offerto a Dio il pane e il vino, essi per la Transustanziazione diventano vero Corpo e vero Sangue di Cristo. Questa è la parte fondamentale, perché è stata insegnata direttamente da Gesù nell'Ultima Cena. Seguono altre brevi preghiere (tra cui la recita del Padre Nostro), la Comunione dei fedeli, la benedizione finale.

La Chiesa segue durante l'anno, un ciclo definito "anno liturgico". L'anno liturgico inizia la prima domenica d'avvento (generalmente fra novembre e dicembre). L'Avvento, comprende alcune settimane (nella tradizione romana quattro) ed è un periodo di riflessione e preghiera in attesa del Natale, in cui non si recita il Gloria. Il colore delle vesti e degli addobbi è il viola, eccetto la terza domenica detta "Gaudete" quando il colore può essere il rosa (quasi una pausa nel cammino penitenziale verso il Natale). All'interno dell'Avvento, si celebra la solennità dell'Immacolata Concezione (8 dicembre). Il tempo di Natale si apre con la Messa di mezzanotte della Vigilia e si conclude la domenica del Battesimo di Gesù. Il tempo di Natale contempla Gesù Bambino e si chiude appunto, con il ricordo del Battesimo che Gesù ebbe all'età di trent'anni e che avvenne in occasione dell'incontro con suo cugino Giovanni il Battista sulle rive del fiume Giordano. Dopo il Battesimo, Gesù iniziò la sua predicazione. Il colore delle vesti è bianco.

Inizia il Tempo Ordinario, un breve periodo d'intervallo fra il Natale e la Quaresima, che comincia il mercoledì delle Ceneri, esattamente quaranta giorni prima della domenica delle Palme. La Quaresima è un tempo di riflessione e di conversione. In segno di ciò, il colore è viola, eccetto la quarta domenica detta "Laetare" quando il colore può essere rosa, per sottolineare che anche in un periodo di meditazione non deve mancare la speranza cristiana nella Provvidenza divina e nella Resurrezione. La domenica delle Palme, che ricorda l'ingresso trionfale di Cristo a Gerusalemme apre quindi la Settimana Santa, al cui interno (dal Giovedì Santo alla Domenica di Risurrezione) si inserisce il Triduo Pasquale, il periodo centrale dell'anno liturgico. Nel Triduo si ricordano l'istituzione del sacerdozio come servizio e l'istituzione dell'Eucarestia (Giovedì Santo) la dolorosa Passione e la Morte di Cristo (Venerdì Santo), Gesù nel Sepolcro (Sabato Santo) e infine, nella domenica di Pasqua, la Risurrezione di Cristo, che sconfigge la morte e salva così l'umanità.

Dopo il Tempo di Pasqua (colore bianco) inizia il Tempo Ordinario (colore verde). Nel Tempo Ordinario, si riflette sugli insegnamenti di Gesù e si medita su come applicarli nella vita ordinaria.

Altri colori dei paramenti liturgici sono il rosso (nelle ricorrenze dei santi martiri) e il bianco (nelle ricorrenze che celebrano la Madonna e dei santi non martiri, come dottori della chiesa o sacerdoti). In alcuni santuari mariani nelle feste dedicate alla Madonna è ammesso il colore azzurro.

L'Eucaristia

Tra tutti i sacramenti l'Eucaristia costituisce il "sacramento principale":



« È il sacrificio stesso del Corpo e del Sangue del Signore Gesù, che egli istituì per perpetuare nei secoli, fino al suo ritorno, il sacrificio della Croce, affidando così alla sua Chiesa il memoriale della sua Morte e Risurrezione. È il segno dell'unità, il vincolo della carità, il convito pasquale, nel quale si riceve Cristo, l'anima viene ricolmata di grazia e viene dato il pegno della vita eterna. »

(Compendio del Catechismo della Chiesa cattolica, n.271)



La Liturgia delle ore

La Liturgia delle ore costituisce la preghiera con la quale i fedeli, e soprattutto i sacri ministri, santificano il corso del tempo della giornata.

È organizzata attorno ai salmi e a altre letture bibliche, alle quali si aggiungo preghiere nate nella tradizione della chiesa cattolica.

Si struttura attorno alle due ore principali delle Lodi mattutine e dei Vespri, che si recitano rispettivamente al mattino e alla sera. Le altre ore sono l'Ufficio delle letture, nel quale si fa una lettura più abbondante della Bibbia e dei padri della chiesa, l'Ora media, a recitarsi a metà della giornata, e la Compieta, che è la preghiera prima del riposo notturno.





Reliquie

Secondo le tradizioni cattolica ed ortodossa, non accettate dai protestanti, esistono numerose reliquie attribuibili a Gesù. È probabile che molte (se non tutte) delle reliquie di Gesù siano falsi medievali.

In epoca contemporanea, la più nota, studiata e discussa reliquia attribuita a Gesù è la Sindone (σινδών, sindón, significa "lenzuolo" in greco), attualmente conservata a Torino e di possesso personale del Papa. Secondo la tradizione, è il lenzuolo nel quale è stato avvolto il corpo di Gesù nel sepolcro. Il tessuto è di lino e misura 442 x 113 cm. Presenta la doppia immagine (frontale e dorsale) di un uomo con barba, baffi e capelli lunghi, recante sul corpo i segni corrispondenti alla descrizione della passione: flagellazione, coronazione di spine, mani e piedi trapassati da chiodi, ferita di lancia nel costato. L'immagine non è dipinta, ma deriva da un graduale ingiallimento della fibra tessile – come se si trattasse dell'impressione negativa di una pellicola fotografica. In corrispondenza delle ferite più profonde sono presenti tracce di sangue di tipo AB.

La storia della Sindone è documentata con certezza solo a partire dal 1353 – anno in cui il cavaliere francese Goffredo di Charny, che aveva combattuto in Medio Oriente, ne dichiarò il possesso.

La Chiesa non si è mai ufficialmente pronunciata circa l'autenticità della Sindone, ma ne permette comunque la venerazione. In epoca contemporanea, è stata oggetto di numerosissimi studi scientifici. Ha destato grande eco l'esame del carbonio 14 realizzato nel 1988 – secondo il quale andrebbe datata, con certezza al 95%, tra il 1260 e 1390, e si tratterebbe quindi di un falso medievale.

I sostenitori dell'autenticità della Sindone fanno però notare come il reperto sia stato sicuramente contaminato in vario modo lungo i secoli (funghi, batteri, manipolazione non protetta, incendio; fu anche bollita nell'olio), lasciando ipotizzare una possibile alterazione del risultato dell'esame. Inoltre – sostengono – anche che se si trattasse di un falso medievale, non sarebbe comunque chiaro il metodo usato dal falsario per "impressionare" il tessuto.

Un'altra reliquia attribuita a Gesù, meno nota e studiata della Sindone, è il Sudario di Oviedo – un panno di lino che sarebbe stato usato per pulire il volto di Gesù durante la deposizione, prima che venisse avvolto dalla Sindone. Contiene macchie indistinte di sangue di tipo AB. L'esame al carbonio 14 lo ha datato al VII secolo.

Le altre reliquie attribuite a Gesù sono i presunti resti del corpo di Gesù (tra cui varie tracce di sangue, una costola, i resti della circoncisione del prepuzio), ed oggetti con cui egli sarebbe entrato a contatto, come strumenti della Passione (la croce, i chiodi, la corona di spine, la lancia, il Titulus crucis, o nella tradizione medievale il Santo Graal).

Nelle altre tradizioni religiose


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