Niccolo Ammaniti Che la festa cominci



Download 3,68 Mb.
Pdf ko'rish
bet88/92
Sana06.04.2022
Hajmi3,68 Mb.
#531559
1   ...   84   85   86   87   88   89   90   91   92
Bog'liq
Niccolò Ammaniti - Che la festa cominci1

Sono un mammifero marino. 
Esplorava i resti di una grande civiltà sprofondata negli abissi oceanici. Ora si trovava 
nei lunghi corridoi che portavano alle stanze reali. Con la sua vista acutissima vedeva 
oro, pietre preziose, antichi monili incrostati di alghe e coralli. Vedeva granchi e 
aragoste camminare su montagne di monete d’oro. 
Si sentiva a suo agio. Era stata una lunga contro–evoluzione, durata milioni di anni, 
quella che aveva riportato i mammiferi in mare, ma ne era valsa veramente la pena. 
La vita acquatica è superiore. 
C’era un unico problema che gli rovinava quel magico stato di grazia. 
L’aria. Gli mancava un po’ l’aria, per essere un delfino. Questo gli dispiaceva. Si 
ricordava che i cetacei possono rimanere immersi un sacco di tempo, lui invece aveva 
disperatamente bisogno di aria. 
Cercò di fottersene. C’erano troppe meraviglie là dentro, non si poteva sprecare tempo 
a respirare. 
Oltre i gioielli e i polipi fucsia, c’erano dei coralli incredibili che avrebbe potuto 
passare ore ad ammirare. 
Vabbe’, sai che faccio? Un po’ d’aria la prendo e poi torno giù. 
Salì pinneggiando come l’uomo di Atlantide verso la superficie e tirò fuori il muso in 
una piccola sacca d’aria sotto la volta della catacomba. Mentre Saverio Moneta 
avanzava a fatica con Larita abbrancata al collo verso il bagliore, la testa di un uomo 
spuntò dall’acqua a meno di un metro. Il leader delle Belve di Abaddon, dopo un 
secondo di stupore, sputò la tibia e urlò: – Aiuto! 
Anche Larita cominciò a strillare. – Aiuto! Aiuto! 
L’uomo gonfiò e sgonfiò le gote, li guardò un istante, emise uno strano verso 
gutturale, una specie di ultrasuono, e si immerse di nuovo. 
Saverio non credeva ai suoi occhi. – L’hai visto anche tu? 
– Sì. 
174


– Quello è un pazzo. Prima non sai che mi ha detto. Ma chi cazzo è? 
Larita ci mise qualche istante a rispondere. – Mi sembrava Matteo Saporelli. 
– E chi è? 
– È uno scrittore. Ha vinto il premio Strega – . La voce poi le sali di un’ottava. – 
Guarda! Guarda lì! 
Da un foro sulla volta della catacomba cadeva un fascio di luce che si spegneva nelle 
acque limacciose. 
Saverio, lottando con la corrente che li tirava in direzione opposta, arrivò 
faticosamente sotto il buco. 
Era un lungo buco circolare scavato nella terra. Le pareti erano ricoperte di radici e 
ragnatele. In cima videro le fronde di un fico agitate dal vento e dietro il cielo pallido di 
un’alba romana. 
Larita si staccò da Saverio e si attaccò alla roccia. 
– Ce la possiamo fare… – Allungò la mano, ma era troppo in alto. Allora cercò di 
darsi uno slancio battendo i piedi, ma nulla. – Se avessi delle pinne… 
Non ce la può fare, si disse Saverio mentre lei tentava di nuovo di prendere lo slancio 
verso l’orlo del buco. Era a una settantina di centimetri dal pelo dell’acqua e non c’erano 
appigli nel tufo, liscio come una lastra di marmo. Pinneggiando con le gambe non ci 
sarebbe mai arrivata. 
Larita aveva il fiatone. – Provaci tu. Io non ce la faccio. 
Saverio si diede uno slancio di reni, ma appena mosse la gamba cacciò un urlo 
disperato. Una fitta di dolore tagliente come la lama di un bisturi gli attraversò la carne 
dell’arto ferito. Ricadde giù, senza forze, a bocca aperta. Bevve un sacco d’acqua. 
Larita lo afferrò per il cappuccio della tunica prima che la corrente se lo portasse via. 
Lo tirò a sé. – Che hai? Che ti succede? 
Saverio stringeva gli occhi e si teneva a galla con difficoltà. Con un filo di voce 
sussurrò: – Credo che ho una gamba spezzata. Ho perso parecchio sangue. 
Lei lo abbracciò, poggiò la fronte contro la sua nuca e scoppiò a singhiozzare. – No. E 
adesso come facciamo? 
Saverio sentiva il groppo del pianto premergli contro lo sterno. Ma aveva giurato di 
essere uomo. Prese tre respiri e disse: – Aspetta… Non piangere… Forse ho un’idea. 
– Cosa? 
– Se io mi puntello contro un loculo, tu mi sali sulle spalle e poi ti attacchi alle pareti 
del buco. A quel punto è facile. 
– Ma come fai con la gamba? 
– Userò solo la sinistra. 
– Sicuro? 
– Sicuro. 
Saverio si attaccò alla parete di tufo. Ogni movimento gli risultava faticosissimo, era 
rallentato da una stanchezza che non aveva mai sentito in vita sua. Ogni cellula, tendine, 
neurone del suo corpo aveva esaurito le forze. Con il sangue se ne stavano andando 
175


anche le ultime energie. 
Dài, ti prego, non mollare, si disse, sentendo gli occhi pieni di lacrime. 
Con il piede buono tastò la parete finché non trovò un loculo dove fare forza. Allungò 
un braccio e si aggrappò a una piccola escrescenza. – Veloce! Sali su di me. 
Larita gli montò addosso usandolo come una scala. Gli mise i piedi sulle spalle e poi 
uno sulla testa. 
Per non perdere la presa Saverio fu costretto ad appoggiare l’altra gamba. 
Ti prego… Ti prego… Fai presto… Non ce la faccio più, urlava nell’acqua. 
Sentì che a un tratto il peso si alleggeriva. Guardò in alto. Larita era arrivata al buco e 
si puntellava con le gambe sui bordi. Con una mano si teneva a una radice che spuntava 
dalla parete. 
– Ce l’ho fatta – . Larita era senza fiato. – Adesso allungami un braccio e ti tiro su. 
– Non puoi… 
– Come non posso? 
– La radice non reggerà… Finirai in acqua. 
– No. È robusta. Tranquillo. Dammi la mano. 
– Vai tu. Poi chiami i soccorsi. Io ti aspetto qua. Vai, forza. Non pensare a me. 
– No. Non ti lascio. Se vado, non resisterai e verrai portato giù dalla corrente. 
– Ti prego, Larita… Vai… Io sto morendo… Non sento più le gambe. Non c’è niente 
da fare. 
Larita cominciò a piangere scossa dai singhiozzi. 
– Non voglio… Non è giusto… Io non ti lascio. Tu… come ti chiami, non so 
nemmeno il tuo nome… 
Saverio aveva solo la bocca e il naso fuori dall’acqua. – Mantos. Mi chiamo Mantos. 
– Mantos, tu mi hai salvato la vita e io ti lascio morire. Ti prego facciamo almeno un 
tentativo. 
– Però se non ci riusciamo mi giuri che te ne andrai. 
Larita si asciugò le lacrime e fece segno di sì. 
Mantos chiuse gli occhi e con le poche forze che gli rimanevano si diede una spinta e 
allungò la mano verso quella di Larita. La toccò appena e ricadde giù, a braccia aperte, 
come se gli avessero sparato in petto. Il suo corpo affondò, ritornò a galla per qualche 
istante appena e poi la corrente se lo tirò giù. Lui non oppose resistenza. Fu portato 
verso il fondo. 
All’inizio il suo corpo non voleva cedere, lottava per non farsi sopraffare. Poi, vinto, 
si acquietò e Saverio sentì solo l’acqua che gli rombava nelle orecchie. Era bello 
lasciarsi andare così, farsi portare giù, nel buio. L’acqua che lo stava uccidendo gli 
spegneva gli ultimi ardori di vita. 
Che liberazione, si disse e poi non poté più pensare.

Download 3,68 Mb.

Do'stlaringiz bilan baham:
1   ...   84   85   86   87   88   89   90   91   92




Ma'lumotlar bazasi mualliflik huquqi bilan himoyalangan ©hozir.org 2024
ma'muriyatiga murojaat qiling

kiriting | ro'yxatdan o'tish
    Bosh sahifa
юртда тантана
Боғда битган
Бугун юртда
Эшитганлар жилманглар
Эшитмадим деманглар
битган бодомлар
Yangiariq tumani
qitish marakazi
Raqamli texnologiyalar
ilishida muhokamadan
tasdiqqa tavsiya
tavsiya etilgan
iqtisodiyot kafedrasi
steiermarkischen landesregierung
asarlaringizni yuboring
o'zingizning asarlaringizni
Iltimos faqat
faqat o'zingizning
steierm rkischen
landesregierung fachabteilung
rkischen landesregierung
hamshira loyihasi
loyihasi mavsum
faolyatining oqibatlari
asosiy adabiyotlar
fakulteti ahborot
ahborot havfsizligi
havfsizligi kafedrasi
fanidan bo’yicha
fakulteti iqtisodiyot
boshqaruv fakulteti
chiqarishda boshqaruv
ishlab chiqarishda
iqtisodiyot fakultet
multiservis tarmoqlari
fanidan asosiy
Uzbek fanidan
mavzulari potok
asosidagi multiservis
'aliyyil a'ziym
billahil 'aliyyil
illaa billahil
quvvata illaa
falah' deganida
Kompyuter savodxonligi
bo’yicha mustaqil
'alal falah'
Hayya 'alal
'alas soloh
Hayya 'alas
mavsum boyicha


yuklab olish