Con la presente tesi intendiamo seguire le trasformazioni del narratore


partecipa alla storia, che è fuori della vicenda narrata. Aggiunge delle proprie



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partecipa alla storia, che è fuori della vicenda narrata. Aggiunge delle proprie 
valutazioni, giudica i personaggi esprimendo il proprio punto di vista. Il racconto 
si articola come un racconto eterodiegetico personale. Il narratore guarda dall´alto, 
mostrando la conoscenza degli avvenimenti e dei personaggi e, pur sapendo tutto, 
non lo dice. Entra nella mente dei personaggi e così svela i loro pensieri. Il che fa 
pensare a un narratore onniscente. 
99
Cit. ivi. p. 17 - Il narratore registra quello che vede e sente, esprime la propria oppinione, svella 
e spiega al lettore i fatti che non si vedono alla prima volta, spiega il perchè, esprime il proprio 
punto di vista a implica il futuro della bambina di Nedda. Così allude all´eredità cio è l´aspetto 
della scienza. 
100
Cit. Verga, G., 
Vita dei campi e Novelle
, a cura Prof. Ruggero Baldassarre Aquila, B&B, La 
Punta 1998, pp. 30 – 31. 


28 
Oltre il punto di vista del narratore che abbiamo menzionato poco prima, 
possiamo individuare il punto di vista dei personaggi il quale viene espresso 
attraverso la voce narrante che entra in particolare nella mente di Nedda svelando 
il suoi pensieri, desideri, e tutto ciò che non si vede. Oppure viene espresso 
attraverso la voce dei personaggi.
Individuiamo il punto di vista di Nedda che esprime la disperazione nei 
confronti la sua vita e anche la preoccupazione in quanto alla vita della madre.:

– Lo zio Giovanni non è ricco, e gli dobbiamo diggià dieci lire! E il medico? e 
le medicine? e il pane di ogni giorno? Ah! si fa presto a dire! - aggiunse Nedda 
scrollando la testa e lasciando trapelare per la prima volta un´intonazione più 
dolente nella voce rude e quasi selvaggia – ma a veder tramontare il sole 
dall´uscio, pensando che non c´è pane nell´armadio, nè olio nella lucerna, nè 
lavoro per l´indomani, la è una cosa assai amara, quando si ha una povera 
vecchia inferma, là su quel lettuccio!

101
“[...] 
Ella diede alla luce alla luce una bambina rachitica e stenta; quando
le dissero che non era un maschio pianse come aveva pianto la sera in aveva 
chiuso l´uscio del casolare dietro al cataletto che se ne andava, e s´era trovata 
senza la mamma; ma non volle che la buttassero alla Ruota. 
-Povera bambina! Che cominci a soffrire almeno il più tardi che sia possibile! 
disse.
102
Il punto di vista dello zio Giovanni percepisce il personaggio di Nedda 
come una persona brava, rendendosi conto della sua situazione finanziaria e della 
sua solitudine, esprimendo il suo timore per il futuro comune con Janu.:
“ 
– Ragazzo mio, - gli disse lo zio Giovanni quando fu sulla strada, - la Nedda 
non ha più nessuno, e tu sei un bravo giovinotto; ma insieme non ci state proprio 
bene. Hai inteso?

103
101
Cit. Verga, G., 
Vita dei campi e Novelle
, a cura Prof. Ruggero Baldassarre Aquila, B&B, La 
Punta 1998, p. 16. 
102
Cit. ivi. p. 37. 
103
Cit. ivi p. 32. 


29 
Il punto di vista di Janu, per quel che riguarda il suo rapporto con Nedda, 
vede il loro futuro assai positivamente.:

Verso il mezzogiorno sedettero al rezzo per mangiare il loro pan nero e le loro 
cipolle bianche. Janu aveva anche del vino, del buon vino di Mascali che 
regalava a Nedda senza risparmio, e la povera ragazza, la quale non c´era 
avvezza, si sentiva la lingua grossa, e la testa assai pesante. Di tratto in tratto si 
guardavano e ridevano senza saper perché. 
- Se fossimo maritto e moglie si potrebbe tutti i giorni mangiare il pane e bere
il vino insieme – disse Janu con la bocca piena, e Nedda chinò gli occhi, perchè 
egli la guardava in un certo modo.[...] – L´annata sarà buona pel povero e pel 
ricco, - disse Janu – e se Dio vuole alla messe un po´ di quattrini metterò
da banda... e se tu mi volessi bene!...- e le porse il fiasco
.”
104
Il punto di vista della madre riguarda i mezzi materiali per assicurare la vita 
di sua figlia.:

La ragazza tornò indietro e disse alla mamma: - C´è andato lo zio Giovanni –
e lo disse con voce dolce insolitamente. La moribonda udì il suono dei soldi che 
Nedda posava sul deschetto, e la interrogò cogli occhi. - Mi ha detto che glieli 
darò poi – rispose la figlia.
- Che Dio gli paghi la carità! – mormorò l´inferma – così non resterai senza
un quattrino. - Oh mamma! 
- Quando gli dobbiamo allo zio Giovanni? 
- Dieci lire. Ma non abbiate paura, mamma! Io lavorerò!”
105
Notiamo anche altri punti di vista dei personaggi marginali della storia.
Per esempio il punto di vista del fattore che percepisce Nedda come una delle
ragazze più povere e deboli.:
“ 
– E lamentati per giunta, piagnucolona! – gridò il fattore, il quale gridava 
sempre, da fattore coscienzioso che difende i soldi del padrone. – Dopo che
ti pago come le altre, e sì che sei più povera e più piccola delle altre! e ti pago
la tua giornata come nessun proprietario ne paga una simile in tutto il territorio 
di Pedara, Nicolosi e Trecastagne! Tre carlini, oltre la minestra! [...]”
106
104
Cit. Verga, G., 
Vita dei campi e Novelle
, a cura Prof. Ruggero Baldassarre Aquila, B&B, La 
Punta 1998, pp. 33 – 34. 
105
Cit. ivi p. 25. 
106
Cit. ivi p. 21. 


30 
Il punto di vista delle ragazze del paese.: “ – 
Le ragazze del villaggio 
sparlarono di lei perchè andò a lovorare subito il giorno dopo la morte della sua 
vecchia, e perchè non aveva messo il bruno.
107
[...] Da quel giorno nessuna 
ragazza ragazza onesta le rivolse più la parola, e quando andava a messa non 
trovava posto al solito banco, e bisognava che stesse tutto il tempo ginocchini: - 
se la vedevano piangere, pensavano a chissà che peccatacci, e le volgevano le 
spalle inorridite.[...]”
108
Nella vicenda notiamo vari punti di vista dai quali risulta prevalente il punto 
di vista del narratore che non fa parte dell´ambiente contadinesco ed esprime 
verso il personaggio di Nedda una certa pietà. Dunque notiamo una focalizzazione 
del narratore esterno che può essere classificata come “focalizzazione zero”. Gli 
altri punti di vista riguardano i singoli personaggi. Il punto di vista passa da un 
personaggio all´altro e la storia si sviluppa, dunque notiamo una “focalizzazione 
interna variabile”. 
107
Cit. ivi p. 28. 
108
Cit. ivi p. 35. 


31 
4.2. L´amante di Gramigna 
La novella 
L´amante di Gramigna
è importante per la prefazione 
programmata, in cui Verga specifica 
“l´esigenza di scentificità e di oggettività che 
costituiscono i canoni su cui si fonda il metodo verista.”
109
E la novella viene 
pubblicata nella raccolta 
Vita dei campi 
nel 1880 presso Treves. 
La novella in questione ha due parti: nella prefazione il Verga espone 
attraverso una lettera all´amico Salvatore Farina
110
i tre canoni fondamentali della 
sua poetica verista; presenta il racconto 
“come il documento umano”
111
, nota 
l´importanza dello stile impersonale cioè il ritiro del narratore fino a che l´opera 
artistica 
“sembrerà
essersi fatta da sé”
112
, dai naturalisti francesi addotta anche 
l´esigenza della scienza
113
ma il Verga la definisce come 
“scienza del cuore 
umano.”
114
La storia si svolge, ugualmente come quella precedente, nell´ambiente 
contadinesco siciliano. Rispetto alla novella 
Nedda
i personaggi non sono 
rappresentanti dei ceti più umili.
Peppa abbandona, senza il perché, la casa ed il suo fidanzato per diventare 
l´amante di un feroce bandito, Gramigna, braccato dalle forze dell´ordine.
Quando Gramigna è catturato, Peppa rimane chiusa a casa sua e dopo la morte di 
sua madre abbandona la casa e anche il proprio figlio che aveva avuto da 
Gramigna e va a cercare quest´ultimo. Scoprendo che lo avevano condotto via, gli 
rimane fedele a modo proprio. Rimane in caserma dando la sua collaborazione e 
quasi il suo affetto ai soldati e ai carcerieri.
109
Cit. Guarracino, V., 
Guida alla lettura di Verga
, Mondadori, Milano 1986, p. 59. 
110
S. Farina (1846 – 1918) fu narratore sardo conosciuto per la sua produzione di romanzi basati 
su buoni sentimenti e placidi ambienti piccolo-borghesi. 
111
Cit. Verga, G., 
Vita dei campi e Novelle
, a cura di Prof. Ruggero Baldassare Aquila, B&B, La 
Punta 1998, p. 204. 
112
Cit. ivi p. 204. 
113
“L´esigenza della scienza è la condizione teorizzata da Emile Zola per il romanzo naturalista, in 
cui «il narratore deve scomparire completamente dietro l´azione che racconta». La spiegazione va 
cercata nei presupposti stessi della cultura positivistica: se il romaziere è come uno scienziato, 
l´adozione del punto di vista della scienza (in cui si immedesima e si risolve integralmente il 
narratore), quando se ne seguano scrupolosamente le leggi (determinismo, evoluzione ecc.), 
garantisce l´oggettività e la verità del racconto, rendendo superflua ogni interpretazione soggetiva, 
che risulterebbe addirittura fuoriviante.” Cit. Zaccara, G., Benussi, C., 
Per studiare la letteratura 
italiana,
Mondadori, Milano 2002, p. 148. 
114
cit. Verga, G., 
Vita dei campi e Novelle
, a cura del Prof. Ruggero Baldasarre Aquila, B&B, La 
Punta 1998 p. 204. Il fatto che che Verga definisce la scienza come la scienza del cuore umano 
vuol dire che adotta il punto di vista della gente di cui narra. 


32 
4.2.1. I Personaggi 
Peppa è la sposa di compare Finu chimato “Candella di sego”, che le dà 
tutti i suoi affetti e soldi, ma senza essere ricambiato da parte di Peppa. Nel 
personaggio di Peppa notiamo una certa indifferenza verso il compare Finu. La 
madre di Peppa sacrifica tutto a sua figlia e alla sua fortuna che consiste nel 
matrimonio con Finu. Di nuovo notiamo, da parte di Peppa la quale abbandona 
senza pietà sua madre a causa dell´innamorarsi di Gramigna, una certa 
indifferenza verso sua madre. Peppa dà tutto il suo affetto al bandito Gramigna, il 
quale non ricambia il suo amore ma al contrario, approffita dell´affettuosità di 
Peppa. La gente del paese prima invidia Peppa per la sua fortuna in forma di 
matrimonio con compare Finu. Poi racconta di lei e di Gramigna delle bugie e alla 
fine non ha nemmeno la compassione di Peppa. Invece Peppa, in base alla fama 
raccontata dalla gente s´innamora di Gramigna e così esprime una certa fiducia 
verso la parola della gente di paese. 
Il Pesonaggio di Peppa durante tutta la storia parla pocchissimo e la parola 
viene sostituita dalle azioni, dunque il carrattere di Peppa, lo conosciamo secondo 
le situazioni in cui si trova e da come reagisce. Dalla presentazione diretta viene 
presentata come una bella ragazza fortunata, che presto deve sposare compare 
Finu. Il personaggio di Peppa risale dall´ambiente contadinesco ma non 
rappresenta il ceto più umile. Il suo possesso di roba consiste nel ricco correddo 
della sposa e nel matrimonio con compare Finu. Con la deliberazione di 
abbandonare Finu esprime l´insoddisfazione del rapporto con lui.: “ 
Ma Peppa un 
bel giorno gli disse: - La vostra mula lasciate la stare, perchè non voglio 
maritarmi.

115
S´innamora di Gramigna che non conosce, difatti si appassiona della sua 
fama, il che si dimostra come un gesto irrazionale, e il personaggio di Peppa si 
presenta come superstizioso, il che veniamo sapere attraverso la descrizione delle 
azioni e dei pensieri di Peppa.:

Però ella seguitava a dire che non lo conosceva neanche di vista quel cristiano; 
ma invece pensava sempre a lui, lo vedeva in sogno, la notte, alla mattina si 
levava colle labbra arse assetata anch´essa come lui. [...] Peppa ascoltava quello 
che dicevano nella strada, dietro le immagini benedette, e si faceva pallida e 


33 
rossa, come se il diavolo le soffiasse tutto l´inferno nella faccia. [...] Finalmente 
si sentì che avevano scovato Gramigna nei fichidindia di Palagonia. [...] Una 
notte Peppa si fece la croce dinanzi al capzzale della vecchia e fuggì dalla 
finestra.”
116
Peppa manifesta il coraggio e la sua convinzione che si trasforma in 
testardaggine quando decide di abbandonare la casa e trovare Gramigna senza 
portare rispetto alla propria madre. La decisione di abbandonare Finu a la madre, 
si rivela come fatale, perchè completamente cambia le sue condizioni di vita e il 
suo aspetto fisico.: 
“Ella lo seguì per valli e monti, affamata, seminuda, correndo 
spesso a cercargli un fiasco d´acqua o un tozzo di pane a rischio della vita. Se 
tornava colle mani vuote, in mezzo ale fucilate, il suo mante, divorato dalla fame 
e dalla sete, la batteva.

117
Peppa per l´amore di Gramigna corre i rischi, avendo la paura per la propria 
vita, subisce l´esame posto da Gramigna e così s´afferma la sua passione cieca per 
Gramigna. Peppa assume volontariamente le sue condizioni di vita e vive con 
Gramigna al margine della società sempre con i carabienieri alle calcagna, 
facendogli serva e amante.
Peppa, arrestata insieme a Gramigna, si trova nel paese davanti alla gente 
tutta povera, malata, svergognata e con un figlio del Gramigna. Notiamo la 
situazione contraddittoria rispetto alla situazione iniziale.
118
Decide di trovare 
Gramigna in carcere abbandonando il proprio figlio, si presenta come madre 
snaturata, egoistica a cui interessa soltanto l´amore di Gramigna. Scoprendo che 
Gramigna era stato spostato, di là del mare, rimane in carcere facendo la serva ai 
carcerieri con ciò manifesta il disprezzo di sè stessa e l´ammirazione per la forza, 
il ciò la attrae e le ricorda Gramigna.:

Verso i carabinieri poi, che le avevano preso Gramigna […], sentiva una specie 
di tenerezza rispettosa, come l´ammirazione bruta della forza, ed era sempre per 
la caserma, spazzando i cameroni e lustrando gli stivali, tanto che la chiamavano 
«lo strofinacciolo della caserma». Soltanto quando partivano per qualche 
115
Cit. Verga, G., 
Vita dei campi e Novelle
, a cura del Prof. Ruggero Baldasarre Aquila, B&B, La 
Punta 1998 p. 206. 
116
Cit. ivi pp 206 – 207. 
117
Cit. ivi p. 207. 
118
“Di questo che ti narro oggi, ti dirò soltanto il punto di partenza e quello d´arrivo, e per te 
basterà, - un giorno forse basterà per tutti.” Cfr. Verga, G., 
Vita dei campi e Novelle,
a cura del 
Prof. Ruggero Baldassare Aquila, B&B, La Punta 1998, p. 203 


34 
spedizione rischiosa, e li vedeva caricare le armi, diventava pallida e pensava a 
Gramigna.

119
Dunque nel comportamento di Peppa notiamo, in tutta la novella, che
i sentimenti di Peppa non cambiano. Pur perdendo tutto, dimostra una passione 
continua, maniacale e cieca per Gramigna, il che la porta al margine della società. 
Il tratto caratteristico del suo comportametno diventa l´indifferenza provata verso 
tutti che l´amano, mentre lei ama o rispetta quelli che la disprezzano (Gramigna, 
carabinieri) 
Il personaggio di Gramigna, lo conosciamo attraverso la presentazione 
diretta della sua fama di bandito feroce e pericoloso, ugualmente come
il personaggio di Peppa, anche lui nella vicenda parla poco, perciò possiamo 
dedurre i suoi tratti caratteristici dalle azioni e dai gesti.
Nella novella non si presentano le motivazioni per cui si ribella alla società 
e decide di vivere la vita sbandata. Non conosciamo il suo nome ma dalla fama 
conosciamo il suo soprannome, Gramigna, uguale al nome di un´erba dannosa che 
rovina la buona raccolta e che non si riesce a toglierla. Gramigna è un uomo forte 
e pericoloso che mette in pericolo le raccolte dei proprietari dei terreni, di cui
la gente ha paura.: 

Per giunta si approssimava il tempo della messe, tutta la raccolta dell´annata in 
man di Dio, chè i proprietarii non s´arrischiavano a uscir dal paese per timor di 
Gramigna; sicchè le lagnanze erano generali.

120
E i carabinieri non riescono ad arrestarlo perchè è troppo lesto, instancabile, 
veloce, coraggioso e conosce bene il paesaggio, ciò diventa per lui un vantaggio.:
“[...] 
egli solo, Gramigna, non era stanco mai, non dormiva mai, combatteva 
sempre, s´arrampicava sui precipizi, striscava fra le messi, correva carponi nel 
folto dei fichidindia, sgattaiolava come un lupo nel letto asciutto dei torrenti.
Per duecento miglia all´intorno, correva la leggenda delle sue gesti, del suo 
coraggio, della sua forza, di quella lotto disperata, lui solo contro mille, stanco, 
affamato, arso della sete, nella pianura immensa, arsa, sotto il sole di giugno.

121
Nell´incontro con Peppa, Gramigna si sente minacciato, la mira con fucile
e pensa di ucciderla. Invece le dice di andare via, ciò sembra come un tratto
119
Cit. Verga, G., 
Vita dei campi e Novelle
, a cura del Prof. Ruggero Baldassare Aquila, B&B, La 
Punta 1998, p. 209 
120
Cit. ivi p. 204 
121
Cit. ivi. p. 205 


35 
di umanità e rende Gramigna meno brutale.: “
Vattene! – diss´egli – vattene, finchè 
t´aiuta Cristo!

122
Gramigna si manifesta come una persona molto furba. Ponee a Peppa
un esame, la manda consapevolmente in mezzo ai soldati a prendere dell´acqua
e pensa che la uccidano al posto suo. E così lei non sarebbe tornata più. Invece 
Peppa torna con l´acqua, e lui ormai convinto che non è pericolosa, decide
di portarla con sè. Così manifesta una certa fiducia verso Peppa Ma non ricambia 
il suo amore piuttosto approffita la sua presenza, e la tratta male, si rivela come 
una persona brutale senza affetto e riconoscimento.: 

- Vuoi venire con me? 
Sì, accennò ella col capo avidamente, sì.. E lo seguì per valli e monti, affamata, 
seminuda, correndo spesso a cercargli un fiasco d´acqua o un tozzo di pane
a rischio della vita. Se tornava colle mani vuote, in mezzo alle fucilate, il suo 
amante, divorato dalla fame e dalla sete, la batteva.

123
Gramigna è un personaggio cattivo,feroce, rappresentato come un pericolo 
per la società, privo di sentimenti e influenzato dall’istinto di sopravvivenza, ciò
si esibisce nel comportamento e rapporto con Peppa.
Il personaggio della madre, lo conosciamo attraverso la breve descrizione 
della contentezza che si riferisce al matrimonio di Peppa. Quando Peppa nega
il matrimonio con compare Finu, essendosi innamorata di Gramigna, la madre 
s´inferisce e pensa che Peppa sia possessa dal demonio e così si presenta
un personaggio superstizioso che ama la propria figlia e pensa alla sua felicità.: 

[...] la mamma che faceva come una pazza, coi capelli grigi al vento e pareva 
una strega – Ah! quel demonio è venuto sin qui a stregarmi la mia figliuola!

124
Oltre alla superstiziosità la madre si presenta come un personaggio religioso, 
avendo immagini di Santi a casa. L´amore di madre verso sua figlia si esibisce 
nella scena quando è sua figlia in carcere e la madre vende tutto il corredo
di sposa per pagare gli avvocati. La madre prende cura di Peppa e di suo figlio,
il cui padre è Gramigna. 
122
Cit. Verga, G., 
Vita dei campi e Novelle
, a cura Prof. Ruggero Baldassarre Aquila, B & B, La 
Punta 1998, p. 207 
123
Cit. ivi p. 207 
124
Cit. ivi p. 206 


36 
Il personaggio di compare Finu chiamato “Candella di sego” viene descritto 
direttamente come un ricco giovane che è grande, bello e forte.: 

[...] compare Finu « candella di sego » che aveva terre al sole e una mula baia 
in stalla, ed era un giovanotto grande e bello come il sole, che portava lo 
stendardo di Santa Margherita come fosse un pilastro, senza piegare le reni.

125
Compare Finu non vede l´ora di sposare Peppa e quando viene a sapere
e Peppa non lo sposa, rimane a bocca aperta e in questo punto il personaggio
di Finu sparisce. 
“Candella di sego” si presenta come un bravo giovane comune che può 
offrire a Peppa una vita tranquilla e sicura. Paragonato a Gramigna si rivela un 
ragazzo poco interessante che non è in grado di salvare e recuperare l´amore
di Peppa. 
I personaggi del paese fanno parte del testo, non sappiamo quasi niente
di loro, hanno un ruolo colletivo e costituiscono lo sfondo della vicenda. 
125
Ci Verga, G., 
Vita dei campi e Novelle
, a cura Prof. Ruggero Baldassarre Aquila, B & B, La 
Punta 1998,. p. 205. 


37 
4.2.2. La voce narrante e il punto di vista 
La storia comincia con la frase nella quale notiamo la presenza del narratore 
che narra la storia da una distanza di anni. Il narratore rivela la conoscenza degli 
avvenimenti, dell´ambiente e dei personaggi. Il narratore risulta come
un testimone degli avvenimenti, però con la distanza del tempo ottiene
la conoscenza intera degli avvenimenti e si presenta come un narratore onniscente 
narrando per esempio azioni contemporane.: 

Parecchi anni or sono, laggiù lungo il Simeto, davano la caccia a un brigante, 
certo Gramigna, se non erro, un nome maledetto come l´erba che lo porta,
il quale da un capo all´altro della provincia s´era lasciato dietro il terrore della 
sua fama.

126
Subito dopo la storia prosegue con la presentazione della fama di Gramigna. 
Come abbiamo detto, il narratore è presente nella storia assumendo il ruolo uno 
dei personaggi, però non sappiamo niente di lui, ne sappiamo soltanto che esiste. 
Siccome il narratore è uno dei personaggi, la voce narrante assume il punto
di vista della gente del paese, aggiungendo valutazioni e commenti
che corrispondono al punto di vista della gente del paese. Dunque notiamo
la presenza del narratore interno.:

Carabinieri, soldati, e militi a cavallo, lo inseguivano da due mesi, senza esser 
riusciti a mettergli le unghie addosso: era solo ma valeva per dieci e la mala 
pianta minacciava di moltiplicarsi. Per giunta si approssimava il tempo della 
messe, tutta la raccolta dell´annata in man di Dio, chè i proprietarii
non s´arrischiavano a uscir dal paese per timor di Gramigna; sicchè le legnanze 
erano generali. Il prefetto fece chiamare tutti quei signori della questura,
dei carabinieri, e dei compagni d´armi, e subito in moto pattuglie, squadriglie, 
vedette per ogni fossato, e dietro ogni muriciolo: se lo cacciavano dinanzi come 
una mala bestia per tutta una provincia, di giorno, di notte, a piedi, a cavallo,
col telegrafo. Gramigna sgusciava loro di mano, o rispondeva a schioppettate,
se gli camminavano un po´troppo sulle calcagna. Nelle campagne, nei villaggi, 
per le fattorie, sotto le frasche delle osterie, nei luoghi di ritrovo, non si parlava 
126
cit. Verga, G., 
Vita dei campi e Novelle
, a cura del Prof. Ruggero Baldasarre Aquila, B&B, La 
Punta 1998 p. 204. 


38 
d´altro che di lui, di Gramigna, di quella caccia accanita, di quella fuga 
disperata. […]

127

Gramigna era nei fichidindia di Palagonia – non avevano potuto scovarlo
in quel forteto da congli, lacero, insanguinato, pallido per due giorni di fame, 
arso dalla febbre, e colla carabina spianata.”
128
Il narratore si presenta come il narratore interno, dunque parliamo del 
racconto omodiegetico. Assumendo il punto di vista dei personaggi del racconto, 
il narratore ottiene un certo tipo di impersonalità perchè insinua delle valutazioni 
che corrispondono anche al punto di vista. Il narratore racconta la vicenda dalla 
posizione di un testimone, però con un distacco di tempo e così dispone
di informazioni compatte, conoscendo anche alcuni pensieri dei personaggi
e risulta come narratore onniscente.
Oltre il punto di vista del narratore notiamo anche il punto di vista dei 
personaggi.
Osserviamo il punto di vista di Peppa nella frase con cui lei nega
il matrimonio.: “ 
Ma Peppa un bel giorno gli disse: - La vostra mula lasciatela 
stare, perchè non voglio maritarmi.

129
Come abbiamo notato nel capitolo 
precedente il personaggio di Peppa parla pochissimo, quindi le intezioni e il suo 
modo di vedere le cose è difficile coglierli, quindi possiamo menzionare delle 
frasi che si legono nella parte finale della novella e che riflettono il punto di vista 
di Peppa.:

Verso i carabinieri poi, che le avevano preso Gramigna nel folto dei fichidindia, 
sentiva una specie di tenerezza rispettosa, come l´ammirazione brutta della forza 
[...] Soltanto quando partivano per qualche spedizione rischiosa, e li vedeva 
caricare le armi, diventava pallida e pensava a Gramigna.”
130
La madre di Peppa esprime la sua soddisfazione e contentezza
del matrimonio che si sta preparando.:

La madre di Peppa piangeva dalla contentezza per la gran fortuna toccata alla 
figliuola, e passava il tempo a voltare e rivoltare nel baule il corredo della sposa, 
« tutto di roba bianca a quattro» come quella di una regina, e orecchini che
127
Cit. Verga, G., 
Vita dei campi e Novelle
, a cura Prof. Ruggero Baldassarre Aquila, B & B, La 
Punta 1998, p. 204. 
128
Cit. ivi p. 207 
129
Cit. ivi p. 206. 


39 
le arrivavano alle spalle,e aneli d´oro per le dieci dita delle mani: dell´oro ne 
aveva quanto ne poteva avere Santa Margherita, e dovevano sposarsi giusto per 
Santa Margherita, che cadeva in giugno, dopo la mietitura del fieno
.”
131
In seguito notiamo la disperazione di madre verso la decizione di Peppa.: 
”[...] Peppa non rispondeva neppure, colla testa bassa, la faccia dura, senza 
pietà per la mamma che faceva come una pazza, coi capelli grigi al vento,
e pareva una strega. – Ah! quel demonio è venuto sin qui a stregarmi la mia 
figliuola!

132
Il punto di vista delle comari: “
Le comari che avevano invidiato a Peppa
il seminato rosperoso, la mula baia, e il bel giovanotto che portava lo stendardo 
di Santa Margherita senza piegar le reni, andavano dicendo ogni sorta di brutte 
strorie, che Gramigna veniva a trovare la ragazza di notte in cucina, e che glielo 
avevano visto nascosto sotto il letto.

133
Il punto di vista di Gramigna: “ 
Come la vide venire, risoluta, in mezzo alle 
macchie fitte, nel fosco chiarore dell´alba, ci pensò un momento, se dovesse 
lasciar partire il colpo. – Che vuoi? – chiese – Che vieni a far qui?[...] – Vattene! 
diss´egli – vattene, finchè t´aiuta Cristo! [...] – Cosa m´importa? Vattene!
E la prese di mira colla carabina. Come essa non si muoveva, Gramigna, 
sbalordito, le andò coi pugni addosso: - Dunque?... Sei pazza?... O sei qualche 
spia? [...] Peppa andò senza dir nulla, e quando Gramigna udì le fucilate si mise 
a sghignazzare, e disse fra sè: - Queste erano per me.”
134
Nel racconto notiamo la focalizzazione interna del narratore, la quale risulta 
prevalente e si alterna con la focalizzazione interna dei personaggi. 
130
Cit. Verga, G., 
Vita dei campi e Novelle
, a cura Prof. Ruggero Baldassarre Aquila, B&B, La 
Punta 1998,p. 209. 
131
Cit. ivi p. 206. 
132
Cit. ivi p. 206. 
133
Cit. ivi p. 206. 
134
Cit. ivi p. 207 


40 
4.3. La Lupa 
Per la prima volta la novella viene pubblicata nel febbraio del 1880 sulla 
Rivista nuova di Scienze, Lettere e Arti
seguita dalla raccolta 
Vita dei campi

pubblicata alla fine dell´agosto nel 1880 presso Treves. Nel 1896 la novella viene 
adattata in una opera teatrale presentata in due atti al Teatro Gerbino a Torino. 
Di nuovo la novella procede dall´ambiente contadinesco siciliano. Si tratta 
della novella più breve della raccolta, che narra la storia della gnà Pina chiamata 
la Lupa per la sua insaziabilità sessuale. Le altre donne hanno paura di lei perché 
attira l´attenzione dei loro mariti e dei figli. La gente dice di lei che é indiavolata. 
La gnà Pina ha una figlia, Maricchia, che soffre per il comportamento della 
madre. La gnà Pina s´innamora di Nanni che miete il grano insieme a lei. Ma lui 
vuole sposare sua figlia. Per mantenerlo vicino a sé, la madre comanda
a Maricchia di sposarlo. Tra Pina e Nanni comincia un rapporto sessuale.
Il rapporto s´interrompe quando Nanni si arrabbia per l´insaziabilità sessuale della 
sua suocera e le inferisce un colpo di accetta uccidendola. 


41 
4.3.1. I personaggi 
Nella storia individuiamo tre personaggi essenziali. La protagonista della 
storia è la Lupa e gli altri personaggi sono Nanni e Maricchia. I personaggi 
secondari: Padre Angiolino di Santa Maria di Gesù, brigadiere, parocco. 
La Lupa, protagonista della vicenda, s´innamora di Nanni. Ma Nanni 
esprime il desiderio di sposare sua figlia Maricchia. Invece Marrichia non vuole 
nemmeno sentire di lui, però per la volontà della madre lo sposa. E verso la fine 
della storia s´innamora di Nanni anche Maricchia. Il rapporto tra la Lupa e Nanni 
è fondato sulla passione e Marrichia è gelosa di sua madre. La gelosia
di Maricchia presto cambia in odio. Notiamo un particolare menage a tre 
incestuoso, in cui la Lupa rappresenta la tentazione e la passione animalesca, 
Nanni si dimostra come oggetto della sua passione e Maricchia deve affrontare
le consequenze, ciò che la rende infelice e disperata. Come vittima si rivela
il personaggio della Lupa, il cui amore si dimostra autodistruttivo lasciandosi 
ammazzare da Nanni infuriato. 
I personaggi vengono descritti direttamente oppure attraverso le loro azioni 
e i loro discorsi. Non conosciamo i loro pensieri, ebbene i tratti caratteristici
dei prottagonisti li possiamo dedurre dai loro gesti e dalle loro parole. Dunque 
parliamo dell´autopresentazione dei personaggi e il testo e le scene rievocano
un testo teatrale. 
Il personaggio di Lupa; con il proprio nome gnà Pina
135
, il soprannome 
Lupa gliel´hanno assegnato gli abitanti del paese, si riferisce al suo 
comportamento “
quell´andare randagio e sospettoso della lupa affamata“
,
in particolare alla sua insaziabilità sessuale. Direttamente viene descritta come una 
femmina alta, magra, con un seno fermo e vigoroso da bruna, che non è più 
giovane, di viso pallido che sembra che porti una malaria, il che si riferisce alla 
sua posizione nella società e alla sua passione che pare una malattia e così la Lupa 
si fa conoscere come un personaggio insolito, temuto quasi malato. In contrasto 
con il pallore sono i suoi grandi occhi neri che vegnono descritti come
“occhi da satanasso“
136
i quali rispecchiano il suo fervore
135
Gnà Pina è l´appellativo omerico che conviene alle donne maritate di questa enorme saga, così 
come ogni maschio in possesso di un minimo di beni di fortuna al sole si chamerà “padron” cit. 
Barilli, R., 
Dal Bocaccio al Verga
, Bompiani, Milano 2003, p. 375 
136
Cit. Verga, G., 
Vita dei campi e Novelle
, a cura del Prof. Ruggero Baldasarre Aquila, B&B, La 
Punta 1998 p. 139 


42 
e “
labbra fresche e rosse, che vi mangiavano

137
il che si riferisce alla sua 
particolare bellezza che attrae gli uomini. Il colore rosso porta il significato della 
passione e dell´amore che coincide con la sua insaziabilità sessuale.
La Lupa non va mai in chiesa, ciò la distingue ancora di più dalla gente
del paese e approfondisce la loro convinzione che la Lupa sia indiavolata. 
La protagonista conosce Nanni, s´innamora passionalmente e il suo 
desiderio è sconfinato, gli sta sempre alle calcagna, senza riposarsi.:
“[...]
ma proprio quello che si dice innamorarsi, sentirsene ardere le carni sotto 
al fustagno del corpetto, e provare, fissandolo negli occhi, la sete che si ha nelle 
ore calde di giugno, in fondo alla pianura.

138
Il suo desiderio lo esprime 
direttamente “ 
Te voglio! Te che sei bello come il sole, e dolce come il miele. 
Voglio te!

139
Infatti il personaggio di Lupa è caratteristico con delle frasi dirette, 
chiare, che esprimono il suo desiderio, senza della parole inutili.:

– Prendi il sacco delle olive, - disse alla figliuola – e vieni con me.[...] - Se non 
lo pigli ti ammazzo! 
[...] - 
Svegliati!

140
La stessa caratteristica assume anche
la frase finale di Lupa, che si rivela come fatale, in cui esprime il suo desiderio
e coraggio.: “ 
- Ammazzami, - rispose la Lupa – ché non me ne importa; ma senza 
di te non voglio starci
.”
141
La protagonista costringe sua figlia a sposare Nanni, per mantenerlo vicino
a sé. L´azione del genere si mostra come bassa, perchè la Lupa rende con la sua 
passione infelice la propria figlia. 
La Lupa lavora nei campi insieme agli uomini, mostrando una grande forza, 
viene paragonata con un uomo Il fatto del genere allude anche al suo 
comportamento di maschio (la diretta proposta a Nanni). 
La protagonista seduce Nanni, s´incontrano sempre nello stesso tempo 
carraterizzato: “
In quell´ora fra vespero e nonna, in cui non ne va in volta 
femmina buona

142
che nel contempo rappresenta anche il personaggio della Lupa 
come una femmina non buona.
137
Cit. Verga, G., 
Vita dei campi e Novelle
, a cura Prof. Ruggero Baldassarre Aquila, B&B, La 
Punta 1998,p. 139 
138
Cit. ivi p. 139. 
139
Cit. ivi p. 140. 
140
Cit. ivi pp. 140 – 141. 
141
Cit. ivi p. 143. 
142
Cit. ivi p. 141. 


43 
La protagonista appassionata per Nanni, non si rende conto della sua figlia, 
e quando tutti e tre s´incontrano davanti al brigadiere, per risolvere la situazione, 
la Lupa non si vergogna per niente e richiede il suo posto a casa alludendo al fatto, 
che il matrimonio di loro due è il suo volere.: 
“– 
No! – rispose invece la Lupa al brigadiere – Io mo sono riserbato un cantuccio 
della cucina per dormirvi, quando gli ho data la mia casa in dote. La casa è mia. 
Non voglio andarmene. 

143
L´amore di Lupa risulta come un peccato e come l´amore incestuale che
è fuori legge della societá ugualmente come il personaggio di Lupa. 
Il personaggio di Nanni viene presentato attraverso la descrizzione diretta 
come un bel ragazzo di cui sappiamo che è tornato da soldato, e che lavora 
insieme alla Lupa nelle chiuse del notaro. Nanni resiste alla tentazione di Lupa, 
rispondendole.: “
– O che avete, gnà Pina?“
144
Infatti direttamente esprime il suo 
desiderio di sposare la figlia della Lupa.: “ – 
Ed io invece voglio vostra figlia, che 
è zittella – rispose Nanni ridendo
. “ 
145
risultandone come un bravo ragazzo con
e intenzioni chiare. Nanni si difende dalla seduzione di Lupa, rivolgendosi al Dio.: 

Suo genero, quando ella glieli piantava gli occhi in faccia, quegli occhi,
si metteva a ridere, e cavava fuori l´abitino della Madona per segnarsi.”
146
Cosí 
si manifesta il personaggio di Nanni, come religioso, rivoltantosi verso il Dio, 
cercando aiuto dalla tentazione del diavolo. Nanni cede alla tentazione di Lupa
e tradisce sua moglie. Nanni si sente colpevole ma rivelando la disperazione
e paura della Lupa e della sua passione, vuole liberarsi dalla sua influenza, 
richiedendo la punizione. Contemporaneamente Nanni crede che si tratta della 
tentazione dell´inferno, cosí si manifesta come il personaggio superstizioso.:
“- È la tentazione! – diceva – è la tentazione dell´inferno! Si buttò ai piedi del 
brigadiere supplicandolo di mandarlo in galera. – Per carità, signor brigadiere, 
levatemi da questo inferno! Fatemmi ammazzare, mandatemi in prigione; non me 
lasciate veder piú, mai! mai! “ 
147
L´azione finale prende spunto dalla disperaziane e dalla perplessittà
di Nanni, che non sa come difendersi e sottrarsi dall´affascinamento della Lupa. 
143
Cit. ivi p. 142. 
144
Cit. ivi p. 139. 
145
Cit. ivi p. 140. 
146
Cit. ivi p. 141. 
147
Cit. ivi p. 142. 


44 
L´azione culmina con delle parole di Nanni in cui si sente, l´odio e la frase risulta 
come una maledizione.: - 
Ah! Malanno all´anima vostra! – balbetó Nanni.” 
148
La morte della Lupa non è detta esplicitamente. Dobbiamo leggerla nella 
azione descritta e dedurrla dalle parole e dalla situazione presentata. 
Il personaggio di Maricchia, pur facendo una parte del menage a tre assume 
nella novella un ruolo marginale. Dalla descrizione diretta veniamo a sapere di lei 
che si tratta di una ragazza brava e buona, ma disperata perché è la figlia della 
Lupa. Maricchia è rimasta nubile, pur avendo un possesso in forma di corredo di 
sposa e delle terre, perché nessuno l´aveva voluto prendere in sposa. All´ordine 
della madre Maricchia sposa Nanni.
Il suo stato d´animo viene espresso in discorso con la madre. Il fatto
che Maricchia viene paragonata con la lupacchiotta vuol dire che assume i tratti 
specifici di sua madre.: 
“ 
Maricchia piangeva notte e giorno, e alla madre le piantava in faccia gli occhi 
ardenti di lagrime e di gelosia, come una lupacchiotta anch´essa, allorché
la vadeva tornare da´campi pallida e muta ogni volta. – Scellerata! – le diceva – 
Mamma scellerata! 
- Taci! 
- Ladra! Ladra! 
- Taci! 
- Andrò dal brigadiere, andrò! 
- Vacci!
E ci andò davvero, coi figli in collo, senza temere di nulla, e senza versare una 
lagrima, come una pazza, perché adesso l´amava anche lei quel marito che
le avevano dato per forza, unto e sudicio delle olive messe a fermentare.

149
Dunque dalla descrizione diretta, inserita dalla voce narrante, veniamo 
sapere il suo stato d´animo. La voce narrante aggiunge un paragone della 
Maricchia con la lupacchiotta. Dal discorso diretto risapiamo anche l´oppinione 
della Maricchia che si riferisce a sua madre e anche l´intenzione di Maricchia 
come risolvere la situazione. L´intenzione possiamo classificare come una 
disperazzione assoluta 
148
Cit. Verga, G., 
Vita dei campi e Novelle
, a cura Prof. Ruggero Baldassarre Aquila, B&B, La 
Punta 1998, p. 143 
149
Cit. ivi p. 142 


45 
4.3.2. La voce narrante il punto di vista
La voce narrante racconta i fatti, di cui dimostra una certa conoscenza, 
aggiungendo delle valutazioni, attraverso le quali la voce narrante ci introduce 
nella storia.:

Era alta, magra, aveva soltanto un seno fermo e vigoroso da bruna – e pure non 
era piú giovane – era pallida come se avesse sempre addosso la malaria,
e su quel pallore due occhi grandi così, e delle labbra fresche e rosse,
che vi mangiavano. 
Al villaggio la chiamavano la Lupa perché non era sazia giammai – di nulla
.”
150
Il narratore sembra che sia una voce dallo sfondo della vicenda,
non possiamo indentificarlo con uno dei personaggi, ma notiamo la sua presenza 
attraverso il suo discorso. Le valutazioni che esprime la voce narrante 
corrispondono al punto di vista collettivo che si riferisce alla gente del paese.: 
“ […] 
ma proprio quello che si dice innamorarsi, sentirsene ardere le carni sotto 
al fustagno del corpetto, e provare, fissandolo negli occhi, la sete che si ha nelle 
ore calde di giugno, in fondo alla pianura. […] E meglio sarebbe per lui se fosse 
stato morto in quel giorno, prima che il diavolo tornasse a tentarlo e a ficcarglisi 
nell´anima e nel corpo quando fu guarito
. “
151
Dunque parliamo di un narratore interno il quale assume il punto di vista dei 
personaggi e così ottiene una certa impersonalità. La voce narrante si perde
fra i personaggi lasciandoli parlare e agire, interviene soltanto nei momenti in cui 
bisogna spiegare un po´di più per poter capire meglio la storia. Il narratore non 
entra nella mente dei personaggi ma informa sul loro stato d´animo.: “
Una volta 
la Lupa si innamorò [...].”
152
La novella rievoca il testo teatrale, oltre ai pochi 
interventi del narratore, i personaggi si presentano da soli, la voce narrante non 
entra nelle loro azioni, non li guida, li lascia vivere la loro storia, insinuando 
solamente in minimo neccessario che rende il testo più comprensibile. 
150
Cit. Verga, G., 
Vita dei campi e Novelle
, a cura del Prof. Ruggero Baldassare Aquila, B&B, La 
Punta 1998, p 139. 
151
Cit. ivi pp. 139 – 143. 
152
Cit. ivi p. 139. 


46 
Nel capitolo precedente abbiamo detto, che nella novella chiamata 
La Lupa
,
si presentano i personaggi autonomamente attraverso le sue azioni, esprimendo il 
proprio punto di vista. Dunque notiamo una “focalizzazione interna variabile”. Per 
quel che riguarda il narratore abbiamo osservato il punto di vista interno 
corrispondente al punto di vista dei personaggi del paese il che risulta come una 
“focalizzazione interna”. Gli interventi del narratore a rispetto di queli dei 
personaggi sono scarse. Di ciò si manifesta che nella storia prevale il punto di 
vista dei personaggi. 


47 
Conclusione 
Ripercorrendo la vita e l´opera di Giovanni Verga abbiamo notato alcuni 
cambiamenti dello stile dell´autore che corrispondono alla sua maturazione 
artistica. Le sue opere di maturazione sono legate alla corrente letteraria chiamata 
Verismo italiano, che s´ispira nel naturalismo francese. 
Dalla presente analisi che riguarda il narratore verghiano notiamo che nella 
novella 
Nedda
, considerata come l´inizio del periodo verista di Verga, il narratore 
segue un modello tradizionale del narratore assente dalla storia rivelandosi come il 
narratore onniscente. Il narratore aggiunge delle proprie valutazioni e la storia 
viene presentata attraverso l´ottica di una persona che non fa parte dell´ambiente 
contadinesco, dunque la storia viene filtrata attraverso la lente del narratore 
esterno, onniscente che esprime i propri giudizi. 
Nella novella 
L´amante di Gramigna
abbiamo notato il narratore interno che 
si presenta come testimone e che racconta la storia da un distacco di tempo, 
ottenendo così l´intera conoscenza sui fatti narrati si presenta come il narratore 
onniscente. Rispetto alla novella 
Nedda
notiamo la presenza dei tratti caratteristici 
della corrente letteraria di verismo, presentati esplicitamente nella prefazione della 
novella; il canone dell´impersonalità il quale lo scrittore aveva ottenuto attraverso 
l´adozione del punto di vista dei personaggi.
Nella novella chiamata 
La Lupa
, è stato assai difficile individuare il 
narratore. Faccendo paragone con la novella precedente notiamo eclissi del 
narratore più eleborata e nel primo piano del racconto ci sono i personaggi, che si 
presentano autonomamente. La voce narrante assume di nuovo il punto di vista 
dei personaggi del paese e così ottiene l´impersonalità, perché il suo 
atteggiamento corrisponde con quello dei personaggi. 
Con la presente analisi abbiamo rivelato che il narratore esterno, onniscente, 
nel corso di tempo cambia, varia, assume i tratti carrateristici della corrente 
letteraria del verismo fino a che sembra quasi invisibile. L´opera letteraria così 
sembra come un documento umano, presentando le vicende dal mondo dei 
contadini siciliani, senza gli interventi del narratore esterno. Il narratore quasi si 
ritira e la storia viene presentata dai personaggi della vicenda. La trasformazione 
del genere si rivela come cronologica, strettamente legata allo sviluppo dello stile 
d´autore che corrisponde alle tendenze letterarie dell´Ottocento. 


48 


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